Maturità a rischio in Francia per sciopero professori

Non era successo neppure in quel mitico maggio ’68: per la prima volta nella storia della scuola francese gli esami di maturità sono in pericolo. Un potente sindacato che raggruppa il 51 per cento dei professori ha proclamato uno sciopero per giovedì 12, il giorno in cui con il tema di filosofia iniziano gli scritti. E mentre i bacheliers, gli studenti che devono passare gli esami, sono in ansia, il governo è in fibrillazione, il premier Jean Pierre Raffarin ha organizzato una riunione di crisi e il ministro dell’istruzione Luc Ferry fa planare la minaccia di sanzioni contro gli insegnanti.

Il braccio di ferro sulla riforma della scuola proposta da Ferry, cominciato da qualche settimana, è al culmine e il sindacato è stato chiaro: se il governo non annuncia “serie modifiche” al progetto di riforma, ci andranno di mezzo gli studenti.

Per rientrare nei ranghi reclamano in particolare l’abbandono del trasferimento di 110 mila persone (del personale non insegnante) nel quadro della legge di decentralizzazione, la creazione di 5.600 posti di sorveglianti, concorsi per 18 mila posti di insegnanti. Richieste che fanno apparire difficile una rapida soluzione della crisi specie sotto la pressione del ‘bac’.

“Non avevamo mai pensato di lanciare un appello allo sciopero ma oggi la situazione è del tutto eccezionale”, dichiara Denis Paget, segretario nazionale del sindacato Snes. “Il governo sta usando il baccalaureat come un’arma per farci cedere”. Paget spiega che l’appello non significa boicottare gli esami. “Non è tutto il corpo insegnante che fa passare gli esami di filosofia, occorrono 10 mila sorveglianti su 300 mila persone, sarà facile trovare i volontari”, dice. Ma uno sciopero il 12 coinvolgerà anche i trasporti, rendendo problematico per gli studenti raggiungere il luogo d’esame.

Il governo, secondo indiscrezioni a Palazzo Matignon, non crede a un blocco degli esami ma teme soprattutto che i soggetti dei compiti che sono già pervenuti nei 4.000 centri di esami vengano rubati, e che i rofessori “prendano in ostaggio” le copie da correggere.

Il ministro Ferry ha tenuto due videoconferenze con l’insieme dei presidi, per spiegare in quali condizioni possono se necessario fare appello alle forze dell’ordine per sbloccare le aule d’esame. Ha anche ordinato di raddoppiare le convocazioni per i sorveglianti degli scritti, e il numero dei professori che dovranno correggere i compiti, insomma ha predisposto tutto il possibile per sostituire gli scioperanti dell’ultim’ora. E a quanto si dice ha anche pronti i titoli dei temi di rimpiazzo, in caso di furto. Negli ultimi giorni, dal ministero sono partite numerose lettere di ammonimento agli insegnanti in cui si ricordano le eventuali sanzioni disciplinari in cui possono incorrere, un’iniziativa che non ha fatto che riscaldare gli animi già esacerbati dei professori, che oltretutto costituiscono lo zoccolo duro di tutte le manifestazioni delle ultime settimane, in particolare quelle contro la riforma delle pensioni statali che li coinvolge direttamente.