Marzo 2020 – marzo 2022: cosa è cambiato a scuola? Prima di tutto siamo cambiati noi

Premetto che dall’inizio della pandemia da Covid19 alla categoria di lavoratori della scuola è stato chiesto di essere docenti, genitori, assistenti sociali, virologi, psicologi e altro e che qualunque risultato si sia ottenuto, l’esito è da ritenersi, comunque, lodevole, considerate le risorse, le competenze e i tempi. Nello stato di emergenza vissuto, tutto quello che ciascuno di noi ha ritenuto di poter fare, è stato importante per restare in contatto con gli studenti.

Forse noi docenti, in questi due anni, siamo stati un po’ sulla difensiva, cercando comprensibilmente di salvaguardare il tanto lavoro svolto, leggendo i commenti di osservatori estranei al nostro mondo e incassando critiche. Credo che, però, adesso, serva a noi per primi, un’analisi onesta.

Marzo 2020 – marzo 2022 Cosa è cambiato davvero a scuola? La prima risposta che mi viene in mente è NOI.

Siamo cambiati come persone e siamo cambiati repentinamente, anche, come docenti. L’avverbio “repentinamente” è una costante in questi due anni. Il 26 febbraio 2020 non siamo rientrati a scuola dopo il Carnevale ed esattamente una settimana dopo ho iniziato, autorizzata con qualche difficoltà, i collegamenti da casa per tutte le mie classi. Inizialmente si è partiti su base volontaria, solo chi si sentiva pronto a sperimentare la piattaforma, condividere lo schermo e preparare materiali fruibili, ha attivato le lezioni online. Ma con il trascorrere delle settimane abbiamo compreso che non ci si era attivati solo per un’emergenza di breve periodo. Le lezioni andavano, quindi, pianificate e strutturate e non è stata cosa semplice tenere conto del numero limitato di dispositivi in casa, di orari di lezioni contemporanee di più figli e conseguente richiesta da parte dei genitori di prevedere delle lezioni anche al pomeriggio. È cambiato il ruolo del docente: sono saltati tutti i diritti, le tutele da contratto, le rituali mansioni richieste. Ci si è attivati con i propri dispositivi, la propria linea internet, i tempi scuola si sono dilatati in maniera esponenziale con materiali da preparare, caricare e correggere online. Cosa è cambiato? Anche lo stato di salute della schiena, degli occhi, il tempo dedicato in casa alla famiglia…

Sono stati organizzati all’interno delle comunità scolastiche e sul territorio webinar di supporto per affrontare i cambiamenti improvvisi in atto, ma, purtroppo, spesso si è pensato allo strumento da utilizzare e a come farne uso al meglio, ma meno si è ragionato sulle strategie didattiche da modificare. Una valutazione superficiale o almeno sommaria della situazione ha lasciato che la lezione frontale dalla cattedra “traslocasse” alla webcam e che si persistesse anche nell’anno scolastico successivo, sebbene ci fosse maggiore esperienza e tempi più distesi di reazione e attivazione.

Un’altra occasione mancata ha riguardato la valutazione. Una didattica che avrebbe dovuto cambiare nelle scelte metodologiche avrebbe richiesto, anche, verifiche e valutazioni differenti. Si è fatto un gran parlare di valutazione formativa, di VAD, ma diversi esempi dimostrano che non si è verificato e valutato affatto o molto poco, adducendo motivazioni più o meno valide relative a telecamere spente, possibilità dell’”aiutino da casa”, difficoltà nella gestione degli strumenti. Abbiamo perso un’occasione somministrando esercizi in situazioni standard e a risposta univoca. Avremmo dovuto predisporre attività che chiedessero di riutilizzare contenuti e abilità in situazioni nuove, in contesti sfidanti, permettendo risoluzioni personali a prove significative, cioè a prove di competenza. Le verifiche orali avrebbero potuto prevedere domande che mettessero in luce i processi di apprendimento e di costruzione di conoscenze, la capacità di collegare, la logica e la coerenza e tutto a prova di fogliettini pronti e suggerimenti.

In estrema sintesi, abbiamo, secondo me, perso l’occasione di migliorare negli aspetti didattici relativi alla verifica e alla valutazione degli apprendimenti.

La scuola ha migliorato senza alcun dubbio nell’uso della strumentazione tecnologica sia tra i docenti che tra gli studenti, nel passaggio delle informazioni, nello sfruttare la possibilità di incontri da remoto che permettono di ridurre distanze e tempi, per esempio per docenti in servizio su più sedi scolastiche. L’uso di classroom o altre piattaforme o repository ha reso veloce il contatto con studenti e famiglie e la diversificazione dei compiti richiesti, aprendosi a prevedere con maggiore frequenza la veste di video, audio ecc.

Guardando al futuro, ritengo che non possiamo rischiare di perdere le competenze personali e sociali esercitate, maturate e faticosamente conquistate come comunità scolastica quali la resilienza, la flessibilità, la resistenza allo stress, ecc.

Abbiamo maturato la convinzione che senza materiali, libri, appunti e cattedre siamo comunque noi la risorsa principale per i nostri ragazzi, noi con le nostre diverse identità, le nostre piccole ignoranze informatiche, i divari generazionali interni alla categoria, ma noi sempre pronti a reagire e mettere in campo le nostre competenze, pronti a credere che insieme ce l’avremmo fatta, noi sognatori, noi educatori!

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