
Ma il ministero dellistruzione interessa a qualcuno?
Da settimane impazza il totoministri che ancora per qualche giorno sarà al centro del dibattito politico all’interno dell’Unione.
Mercoledì o giovedì al massimo la curiosità sui nuovi ministri, compreso quello dell’istruzione, sarà soddisfatta.
A parte il nome dell’on. Bindi (soprattutto) e dell’on. Mastella (sempre meno) che sono stati accreditati dell’ipotesi di incarico alla Minerva, nella galleria dei ministri in pectore (chi sale e chi scende) il ministero dell’istruzione non appare quasi mai, come se non fosse oggetto di richieste o di appetiti politici da parte dei contendenti.
Difesa, sì con Mastella o Bonino; interni, sì con Parisi e Amato; esteri, sì con D’Alema; attività produttive, sì con Bersani; lavoro, sì con Turco e Damiano, ecc.
Ma la casella del Miur resta desolatamente vuota, come se non interessasse a nessuno o, comunque, non fosse nelle priorità di nessuno dei partiti della maggioranza.
Può anche darsi che il ministero che fu della Moratti spaventi per la complessità dei problemi, forse; può darsi che l’azione di governo sia più attenta ai problemi dell’economia, della giustizia, della pace sociale e internazionale, ma, allora, che senso ha la dichiarata (nel programma elettorale) centralità della formazione dei giovani?
“Il futuro dell’Italia parte da qui: la società e le famiglie devono investire nella scuola, che sarà chiamata ad una maggiore responsabilità“, recita(va) il programma dell’Unione che aggiungeva “Investire sui giovani è la scelta della nuova Italia“.
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