Ma gli studenti conoscono il decreto legge di cui chiedono il ritiro?

La parola d’ordine delle manifestazioni degli studenti, “ritiro del decreto legge 137!”, ha lasciato le piazze per approdare venerdì scorso nei saloni austeri del palazzo della Minerva in viale Trastevere a Roma, dove il ministro Gelmini ha ricevuto i rappresentanti delle associazioni studentesche. Con lo stesso risultato: gli studenti chiedono il ritiro del decreto legge.

Gli unici articoli di quel decreto, prossimo ormai ad essere convertito in legge (al Senato è previsto il voto per il 29 ottobre), che possono riguardare gli studenti sono due: il voto in condotta e il blocco delle adozioni dei libri di testo per contenerne i costi. È forse il voto in condotta che ha determinato questo movimento di protesta degli studenti con richiesta di ritiro del provvedimento?

Sembra proprio di no, perché alla base della richiesta di ritiro del decreto legge, ribadita da alcune associazioni studentesche come pregiudiziale all’avvio del dialogo con il ministro, ci sarebbero soprattutto i tagli alla scuola.

Tagli che la destra ha rinforzato rispetto a quelli recenti della sinistra, ma che non sono dentro a questo decreto legge, essendo stati definiti quattro mesi fa con il decreto legge 112/08.

Dentro al decreto legge 137/2008 ci sono, oltre al voto di condotta e al blocco delle adozioni, il ritorno del voto in decimi, la sperimentazione della nuova educazione civica, e il modello orario di 24 ore settimanali affidate all’ormai famoso “maestro unico” che partirà dall’anno prossimo per le prime classi di scuola primaria insieme agli altri tradizionali modelli orari di 27 e 30 ore settimanali.

Ammesso che gli studenti abbiano referenza e rappresentanza sulla questione del maestro unico che riguarda tutt’altro ordine di scuole e di utenza, dov’è il vero motivo del ritiro? Se pure fosse ritirato il decreto legge 137/2008, i tagli resterebbero.