L’Ulivo scuola milanese bacchetta quello nazionale

Per troppo tempo si è dovuto sopportare il dilettantismo di un personale politico senza alcun riferimento con la realtà quotidiana delle scuole, ed è necessaria una svolta anche nella scelta degli uomini, in base a criteri di competenza e non a logiche di schieramento“.
Questo messaggio, un po’ criptico nei suoi destinatari (a chi ci si rivolge con l’espressione “personale politico”?), è stato inviato nei giorni scorsi dal coordinamento dell’Ulivo Scuola di Milano all’Ulivo Scuola nazionale, in forma di “adesione critica” all’Appello per il Partito Democratico lanciato da quest’ultimo e sottoscritto dai più importanti dirigenti “scolastici” nazionali, da Fioroni a Ranieri, Rusconi, Berlinguer, Bastico.
Il settore della scuola è uno di quelli nei quali le prove di costruzione del Partito Democratico sono andate più avanti, attraverso una serie di iniziative, nazionali e locali, cogestite in modo paritario da esponenti dei DS e della Margherita. Ma al posto della dialettica politica a livello centrale tra le due principali forze costitutive del PD, sembra ora emergere una dialettica a livello per così dire territoriale, tra la periferia e il centro.
Il documento milanese ne è una testimonianza, con la sua richiesta di un “netto cambiamento di rotta” su vari piani, al di là delle “pur nobili dichiarazioni” contenute nell’appello nazionale. Nel merito, si propone di introdurre figure docenti con “professionalità flessibili e anche diversificate“, di individuare e superare “fenomeni di incompetenza, improduttività o spreco“, e soprattutto, con particolare forza, di procedere al “reale superamento del centralismo ministeriale” attraverso la valorizzazione dell’autonomia delle scuole e la realizzazione del Titolo V della Costituzione. In mancanza di novità su questi piani, dicono i milanesi, la linea nazionale dell’Ulivo si presterebbe a (giustificate, fa capire il documento) accuse di conservatorismo.