
Lo strappo di Cofferati apre nuovi scenari per il sindacalismo scolastico
L’uscita dal Pd di Sergio Cofferati, già carismatico segretario della Cgil per otto anni (1994-2002), poi sindaco di Bologna (2004-2009), eletto al parlamento europeo nel 2009 e rieletto nel 2014, apre nuove prospettive non solo nello scenario politico – soprattutto se risulteranno confermate le voci riguardanti la sua intenzione di fondare un nuovo partito che aggreghi ciò che sta a sinistra del Pd – ma anche in quello sindacale perché la Cgil di Camusso e Landini troverebbe nel nuovo soggetto politico un interlocutore certo più disponibile all’ascolto di quanto si sia rivelato il Pd di Matteo Renzi.
Lo scenario politico che si prospetta è quello di una maggioranza formata da Pd, Nuovo centro-destra, spezzoni dell’ex Scelta civica e altri centristi (maggioranza allargabile a Forza Italia sulle riforme istituzionali), cui si contrapporrebbero una destra con la Lega in posizione dominante e una sinistra riaggregata, alla quale potrebbero aderire una parte della attuale minoranza interna del Pd e una parte del Movimento 5 Stelle. A guidare questo nuovo soggetto politico potrebbe essere il ‘cinese’, soprannome del popolare ex segretario della Cgil.
In questo scenario è facile prevedere che ci sarebbero ripercussioni anche per quanto riguarda i rapporti tra i sindacati confederali, soprattutto quelli del pubblico impiego e della scuola, con l’ulteriore deterioramento delle già difficili relazioni tra Cisl e Cgil, e una Uil sempre meno in condizione di mediare. Una situazione non troppo diversa da quella che caratterizzò le relazioni sindacali al tempo dei primi governi di centro-sinistra, con una Cgil strettamente collegata al PCI preberlingueriano. La linea fortemente critica tenuta dalla Flc Cgil verso la politica scolastica del governo Renzi fa ritenere possibile il ripristino di un rapporto privilegiato tra il sindacato scuola e un eventuale nuovo soggetto politico formato da una nuova sinistra ricompattata da Cofferati.
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