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L’Italia dei diplomifici. Tre interrogativi inquietanti

Il caso dell’istituto paritario IS.e.F. di Poggiomarino, nel napoletano, che ha portato all’arresto nei giorni scorsi dell’amministratore unico e della dirigente dell’istituto, potrebbe costituire la classica punta dell’iceberg di un sistema truffaldino di ampie proporzioni.

La Guardia di Finanza ha rilevato che la maggior parte degli studenti iscritti all’ultimo anno di quell’istituto, in vista dell’esame di maturità, era inesistente: l’80%, infatti, era costituito – secondo l’indagine delle Fiamme gialle – da studenti fantasma che tuttavia venivano falsamente registrati come presenti.

Il numero falsificato di studenti consentiva, secondo l’accusa, all’istituto di effettuare gli esami di Stato in sede con interventi di accomodamento delle commissioni esaminatrici.

Il caso di Poggiomarino, che potrebbe passare dal primato di essere “la più grande scuola paritaria italiana a indirizzo europeo” (come si definisce nel proprio sito web) a quello di essere, invece, il più grande diplomificio d’Italia, suggerisce almeno tre pesanti interrogativi.

Come ha fatto un istituto ora accusato di queste irregolarità ad acquisire e mantenere la parità scolastica, grazie alla quale poteva avere proprie commissioni d’esame per la maturità e accogliere candidati esterni provenienti da tutta Italia per un diploma ‘facile’ di cui la magistratura sta ora accertando i costi? Davanti ai magistrati toccherà alla dirigenza dell’Ufficio scolastico regionale della Campania, che per legge rilascia il riconoscimento della parità, dimostrare, come ci auguriamo, la totale estraneità ai fatti di cui si sta ora occupando la Procura di Torre Annunziata.     

La seconda domanda è: quanti altri casi di questo genere esistono in Italia? Le cronache degli ultimi anni sono piene di inchieste e di casi simili. Ricordiamo, tra le altre, quelle di Gela, nel 2009, con il sequestro di 12 istituti – sempre da parte delle Fiamme gialle – con un’organizzazione criminosa con base prevalentemente a Gela, Licata e Catania ma con ramificazioni in altre province della Sicilia e in Calabria; l’indagine che ha coinvolto nel 2006 istituti paritari delle province di Agrigento, Ragusa, Catania e Cosenza, e quella nello stesso anno che ha portato a Palermo all’arresto da parte dei carabinieri di undici persone tra presidi, legali rappresentanti, gestori e titolari di istituti.

Il terzo interrogativo: è normale che le irregolarità siano state scoperte dalla Guardia di Finanza e non dagli organi di vigilanza e controllo competenti nel sistema di istruzione?

Domande alle quali tenta di dare risposta un dossier di Tuttoscuola che uscirà a breve. Seguite tuttoscuola.com

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