Lino Musella: ‘Sogno una scuola in cui il teatro occupi una posizione centrale’
Di Sara Morandi
La cultura come esperienza viva, condivisa e formativa: è questo il cuore di “Cultura, che classe!”, il progetto promosso e finanziato dal Comune di Napoli per l’anno scolastico 2025/2026. Un percorso innovativo che porta il teatro, la musica, il cinema, l’arte e i musei direttamente nelle scuole della città, offrendo agli studenti nuove occasioni per conoscere e sperimentare. L’obiettivo è valorizzare la creatività e la crescita culturale dei giovani attraverso l’incontro diretto con le diverse forme dell’espressione artistica e culturale.
Il progetto nasce con l’intento di arricchire la formazione scolastica attraverso esperienze dirette e laboratoriali che avvicinino i ragazzi alla conoscenza delle pratiche museali, sceniche, musicali e audiovisive. Coinvolgendo le scuole di ogni ordine e grado, “Cultura, che classe!” si estende a tutto il territorio cittadino, con 40 istituti che ospiteranno i 13 progetti selezionati tra le proposte presentate dagli operatori culturali locali.
Elemento centrale di quest’edizione è l’associazione di un testimonial d’eccezione a ciascun percorso: attori, musicisti, registi e scrittori, tra i quali Lino Musella, Nunzia Schiano, Aniello Arena, Antonio De Matteo, Maurizio Capone, Luciano Melchionna e Maurizio De Giovanni, prenderanno parte ai laboratori e incontreranno i ragazzi nelle scuole, contribuendo con la propria esperienza a rendere i laboratori momenti autentici di confronto, ispirazione e crescita.
Lino Musella, attore e regista di grande talento, è uno dei protagonisti di questo progetto. Conosciuto per il suo impegno artistico e la sua capacità di ispirare attraverso il teatro, Musella porta il suo sogno di una scuola in cui l’arte scenica occupi un ruolo centrale, connettendo discipline diverse e stimolando il pensiero critico e creativo degli studenti. In questa intervista, esploreremo il significato di partecipare a un’iniziativa così ambiziosa e il potere trasformativo del teatro nel contesto educativo, direttamente dalle parole di chi, come Musella, ne vive e ne alimenta la passione.
Che significato ha per lei partecipare al progetto “Cultura, che Classe!” e come ritiene che il teatro possa influenzare i giovani nel contesto educativo?
“Questo progetto rappresenta un’esperienza significativa, soprattutto perché si colloca ancora in una fase pionieristica e sperimentale. È un percorso in divenire, che ci permette di capire come il teatro possa entrare davvero nelle classi e dialogare con il mondo della scuola. L’incontro con le nuove generazioni è centrale, così come l’idea di proporre il teatro come strumento di interdisciplinarità, capace di mettere in relazione saperi diversi. A Napoli il teatro è parte integrante della nostra storia e della nostra identità culturale, e questo costituisce senza dubbio un punto di forza. Proprio per questo iniziative come questa possono assumere un valore ancora più rilevante nei contesti periferici o nelle province, dove il bisogno di occasioni di confronto, espressione e partecipazione culturale è spesso più forte”.
Nel corso della sua carriera, ha collaborato con registi di fama internazionale come Paolo Sorrentino e Michael Mann. Come queste esperienze hanno arricchito la Sua visione artistica e quale insegnamento porta con sé in progetti come questo laboratorio teatrale?
“Il confronto con contesti artistici diversi e con professionisti di grande livello è stato fondamentale per la mia crescita. Esperienze di questo tipo insegnano, prima di tutto, l’importanza dello studio continuo, dell’ascolto e della curiosità: non esiste un traguardo definitivo, ma un percorso di formazione costante. È un approccio che porto anche nei laboratori teatrali, dove cerco di trasmettere l’idea che il lavoro dell’attore, e più in generale dell’artista, richiede disciplina, apertura mentale e una disponibilità continua a mettersi in discussione”.
In che modo il teatro può stimolare la formazione di un giovane studente? E che stimoli trova Lei nel dialogare di teatro con i giovani?
“Spesso mi trovo a lavorare con giovani che già manifestano un interesse per la recitazione, magari ancora in fase di formazione o da poco diplomati. A loro, così come agli attori più esperti, ricordo sempre quanto sia importante sfruttare ogni momento possibile per studiare, soprattutto quelli in cui apparentemente “non si lavora”. Il teatro è un percorso di crescita continua: permette ai ragazzi di conoscersi meglio, di sviluppare sensibilità, spirito critico e capacità di ascolto. Allo stesso tempo, per me rappresenta una fonte di stimolo costante: le loro domande, il loro sguardo e la loro energia rinnovano il senso del teatro come spazio vivo di scambio, crescita e formazione reciproca”.
Guardando al futuro, come immagina la scuola dei suoi sogni?
“L’idea di scuola che immagino è quella di un luogo in cui il teatro occupi una posizione centrale, diventando una materia capace di mettere in relazione tutte le altre. Attraverso il linguaggio teatrale è possibile attraversare la storia, la scienza, la matematica, il disegno e persino la religione, perché si tratta di una forma espressiva che unisce e connette saperi diversi. Gli adolescenti, in particolare, hanno bisogno di ritrovare un senso unitario in ciò che studiano: dopo aver affrontato tante discipline separate, spesso faticano a comprenderne il significato complessivo. Il teatro può rispondere a questa esigenza, aiutandoli a collegare conoscenze diverse (dalla storia all’educazione civica, dalla letteratura alla dimensione simbolica e interiore) e ad aprire la mente attraverso un’esperienza condivisa e profondamente umana.”
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