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Lingua italiana: al Senato opposizioni contro ‘Berlusconi paroliere’

Rinuncerà Silvio Berlusconi, che come Presidente del Consiglio sarà anche il Presidente del futuro Consiglio Superiore della lingua italiana, a dire la sua sulle regole grammaticali o sulle nuove parole?
I senatori delle opposizioni ritengono di no e dunque stanno frenando l’iter del disegno di legge di Andrea Pastore (Forza Italia) che appunto istituisce il nuovo organismo. Destinato, secondo Gian Pietro Favaro, sempre di Forza Italia e relatore per la Commissione Istruzione (chiamata al parere per la commissione di merito, che è quella Affari costituzionali), “non ad imbrigliare la lingua italiana, ma al contrario a garantire il suo arricchimento e la sua evoluzione”.

Il capo del governo sarebbe “il massimo vertice politico” di un Consiglio a prevalente composizione politica che “dà vita ad uno strumento di politica culturale”, insomma promuove la lingua e la letteratura italiana e dunque “l’immagine del nostro Paese nel mondo”.

La senatrice Vittoria Franco (Democratici di sinistra) ci vede rischi di “autoritarismo linguistico”, in contraddizione con il liberismo propugnato dalla Casa delle libertà. Il senatore Fulvio Tessitore (DS) sollecita la presenza di più tecnici, anziché dei politici, e in particolare del presidente della Rai, e soprattutto spinge per “il coinvolgimento del sistema scolastico” nella difesa della lingua nel suo sviluppo storico e culturale. Per il senatore Alberto Monticone (Margherita), il disegno di legge “introduce nel nostro ordinamento un organo strettamente legato all’Esecutivo, che rappresenta un fatto senz’altro straordinario ed in controtendenza rispetto all’evoluzione storica della lingua italiana”. E si basa per giunta su “un approccio centralistico” che contraddice lo spirito del processo di devoluzione.
Forse lo stop al “Berlusconi Costruttore di parole” arriverà proprio da Umberto Bossi…

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