Tuttoscuola: Non solo statale

Libertà di scelta: per andare avanti occorre guardare indietro

C’è stato un momento, nella storia della scuola e della politica italiana, nel quale è sembrato che si potessero porre le basi per il superamento degli storici steccati tra laici e cattolici in materia educativa: è stato, come evidenziato da Niceforo in apertura del dibattito, il biennio 1946-47, culminato nei lavori dell’Assemblea costituente, quando si profilò l’idea, sostenuta da Guido Gonella e Giovanni Gozzer (ma condivisa sostanzialmente anche da Aldo Moro), che si dovesse dar luogo a una grande riforma del sistema educativo italiano in direzione dell’autonomia delle scuole, smantellando l’apparato burocratico centralizzato e riservando allo Stato solo il compito di controllare i risultati raggiunti dagli studenti attraverso appositi esami di Stato.

Tracce di questa impostazione si trovano nell’art. 33 della Costituzione al comma 2 (“La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione”) e al comma 5 (“E’ prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi”), mentre – almeno in sede di dibattito costituente (1947) – lo stesso emendamento “senza oneri per lo Stato” contenuto nel comma 3 era stato interpretato dai suoi proponenti Corbino e Codignola come l’esclusione del diritto di enti e privati di chiedere finanziamenti automatici allo Stato, non come divieto a quest’ultimo di intervenire, in base a proprie leggi, a sostegno delle scuole non statali paritarie.

Furono poi l’inizio della ‘guerra fredda’ tra USA e URSS, la caduta dei governi di unità nazionale con l’esclusione da essi delle sinistre (PCI e PSI) e la schiacciante vittoria della DC coi suoi alleati centristi nelle elezioni del 1948 a impedire di andare in quella direzione. La DC preferì ereditare e gestire senza cambiarlo il monoblocco della scuola statale così com’era lasciando le scuole non statali al loro destino, mentre le sinistre si accontentarono della difesa di principio della scuola statale dando del ‘senza oneri per lo Stato’ un’interpretazione restrittiva e di totale preclusione di qualunque sostegno finanziario alle scuole non statali.

Furono insomma gli eventi della politica internazionale e interna – non il testo né lo spirito della Costituzione – a impedire di andare oltre il modello organizzativo e gestionale statocentrico di origine risorgimentale, ulteriormente rafforzato dal fascismo nei suoi aspetti burocratici.

Il recupero del ‘clima’ di dialogo e rispetto reciproco che rese possibile nel 1947 varare la Costituzione repubblicana con il largo consenso delle principali forze politiche, e la riproposizione – resa oggi più facile dalle pur reticenti norme sull’autonomia e dalla legge 62 – di alcuni aspetti del dibattito politico, culturale e istituzionale di grande respiro svoltosi nell’immediato dopoguerra, potrebbero aiutare ad affrontare la questione della libertà di scelta in termini innovativi. Insomma, back to the future.      

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