Lettera di 18 parlamentari a Lamorgese: no al voto di settembre negli istituti scolastici

Chiediamo di fare qualsiasi cosa si renda necessaria per garantire che a settembre non si voti nelle scuole”: lo chiedono 18 parlamentari di maggioranza, deputati e senatori, in una lettera indirizzata al ministro dell’interno Lamorgese (e in copia a quello dell’istruzione Azzolina) rilanciando una questione aperta da anni, ma mai seriamente affrontata da alcun governo.

I firmatari della lettera sostengono che non sia possibile riaprire le scuole a metà settembre, come hanno deciso le Regioni, e subito dopo chiuderle di nuovo a causa delle elezioni. A loro giudizio, dopo mesi di lockdown, occorre riportare tutti in classe il prima possibile e “ricostituire gli ambienti e il clima accoglienti per consentire il pieno e veloce recupero della mancata formazione come pure della interrotta socialità”.

I parlamentari chiedono a Lamorgese di effettuare una ricognizione dei locali disponibili sul territorio per le operazioni di voto e di adoperarsi, tramite i prefetti, per identificare sedi diverse dalle scuole. “Si tratta di un aggravio di lavoro che non intendiamo sottovalutare”, si legge nella lettera, “ma riteniamo che la scuola meriti un segnale inequivoco di attenzione, che eviti di far gravare l’election day sulla già difficile riapertura”.

Dimostriamo”, così si conclude la lettera, “come la scuola sia davvero la priorità e come l’interesse di milioni di bambini e ragazzi venga prima di tutto il resto”. Seguono 18 firme, tra le quali, accanto a quelle dell’ex ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti (ora nel Gruppo misto) e dell’ex sottosegretario Gabriele Toccafondi (Italia Viva), compaiono i nomi di deputati e senatori che sostengono l’attuale maggioranza: Alessandro Fusacchia, Paolo Lattanzio, Lia Quartapelle, Rossella Muroni, Erasmo Palazzotto, Vittoria Casa, Flavia Piccoli Nardelli, Vanna Iori, Michela Montevecchi, Emanuela Rossini, Carla Ruocco, Angela Schirò, Elisa Siragusa, Paolo Siani, Orietta Vanin, Virginia Villani.

La richiesta di non utilizzare le scuole come seggi elettorali viene anche da un altro ex ministro, ora all’opposizione, Mariastella Gelmini, che propone di votare “nei palazzetti dello sport, nelle palestre, dove si può”. La norma prevede che si voti negli edifici pubblici, dunque anche “in caserme dismesse, uffici postali, altri edifici”. Richieste e proposte ragionevoli che Tuttoscuola ha sempre sostenuto nel tempo, ma che si sono sempre arenate perché avanzate in genere in imminenza delle votazioni, quando era troppo tardi.

Riflessione finale: il Parlamento è pieno di ex ministri e sottosegretari, di tutti i partiti, che si dicono d’accordo nel non utilizzare le scuole come seggi elettorali. Bene. Dimostrino in concreto che lo vogliono davvero.