Lettera al Presidente Napolitano: non esiste solo Melfi

Sul tema del precariato e della drammatica protesta di tre lavoratori a Palermo (cfr il nostro ultimo articolo sull’argomento Pizza sulla protesta dei precari siciliani: ”Si farà leva sul turnover”) ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la nostra lettrice Rosalinda Gianguzzi, divulgandola anche alla stampa. Volentieri ne pubblichiamo il testo.

Invitiamo tutti gli altri lettori a partecipare e a discutere questa lettera,o a proporne di nuove, scrivendoci come di consueto all’indirizzo dedicato la_tribuna@tuttoscuola.com.

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LETTERA AL PRESIDENTE NAPOLITANO: NON ESISTE SOLO MELFI

Gentile Presidente Napoletano

Chi le scrive oggi è una cittadina italiana. Abbastanza banale come presentazione, potrebbe pensare, ma a mio avviso non è così.

Oggi ho letto, le belle parole che ha dedicato agli operai di Melfi, e come ITALIANA, e nello specifico, come siciliana, non ho potuto fare a meno di compiacermene.

Nel rispetto della sua figura, e soprattutto dell’Istituzione che Lei rappresenta, per la quale ho il massimo rispetto, mi permetta di porgerle alcune domande.

Come mai, essendo anche io Italiana, e scrivendole da tre anni non ho mai ricevuto una sua risposta?

Perché Presidente, i problemi dei precari della scuola: 150000 lasciati senza lavoro da questo Governo, non hanno meritato attenzione e il conforto di una sua parola?

Eppure la nostra vertenza, di ben altre dimensioni, rispetto a quella Fiat, riguarda il benessere e il futuro di tutto il paese.

Eppure Signor Presidente anche per noi, ci sono state numerose sentenze, comprese quelle della Corte di Strasburgo, a darci ragione.

Il Ministero della Pubblica Istruzione è anche Commissariato per questo.

E’ per questo, che ancora una volta mi rivolgo a lei Presidente, per farle presente, che poco distanti da Menfi a Palermo, ci sono altri tre lavoratori: Salvatore Altadonna, Pietro di Grusa, e Giacomo Russo, PRECARI DELLA SCUOLA IN SCIOPERO DELLA FAME DA 10 GIORNI, che aspettano una parola da Lei, ma soprattutto aspettano risposte da questo Governo.

Perché noi capiamo poco di politica, ma l’unica cosa che sappiamo, è che prima dell’avvento di questo Governo, noi lavoravamo, ed ora non lavoriamo più.

Che non si può produrre ricchezza garantendo privilegi e affamando le famiglie.

Perché sotto le forbici, che colpivano cattedre, capitoli di spesa, presunti sprechi, è finito il filo delle nostre vite Presidente.

E penso che se tanto da fare si stia dando questo Governo, per risolvere il problema della Fiat, azienda privata, finanziata abbondantemente dallo stato, non sarebbe male se si occupasse anche dei problemi causati dallo Stato.

Perché a noi Presidente la favola del salvaprecari non si può raccontare.

Noi sappiamo che riguarda 20000 precari, per un problema che ne investe oltre 250000.

Perché noi sappiamo che è un provvedimento fratricida e discriminante.

Perché noi sappiamo, che a questi pochi è stata promessa la salvaguardia di un punteggio, in graduatorie che stanno lavorando per togliere.

Perché noi sappiamo che i soldi non sono altro che l’indennità di disoccupazione, di cui usufruiamo già.

E’ per questo che chiedo una sola parola Presidente, soprattutto celere, perché i colleghi sono fisicamente provati, e ogni minuto potrebbe essere prezioso, considerate soprattutto le precarie condizioni di salute di uno di loro.

Mi rendo conto che la sua posizione non è facile, Lei ha firmato i provvedimenti che ci riguardano, e che stanno distruggendo le nostre vite, ma una parola non si nega a nessuno.

Soprattutto a chi crede che gli Italiani per le istituzioni dovrebbero essere tutti uguali..

Resto ancora nella speranza con quest’ennesima lettera CHE SIA COSì.

Io scrivendole ho fatto il mio dovere e di certo non voglio permettermi di tirarla per la giacca per fare il suo, ma credo anche noi il diritto di potere dire “Grazie Presidente”.

Perché noi non vogliamo ricattare nessuno, vogliamo solo indietro quello che avevamo, nessuno ci aveva regalato, e faticosamente, da servitori dello stato avevamo conquistato.

Con Osservanza

Rosalinda Gianguzzi

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