L’eredità di Francesco Scrima

Gran lavoratore, spiccate capacità organizzative, attentissimo ai media e alle posizioni prese sulla sua organizzazione, abile politico. Personaggio riservato, poco si sa (perché lui per primo poco ha fatto sapere) del segretario generale uscente della Cisl scuola, Francesco Scrima, al di fuori della sua intensa attività di leader di quello che sotto la sua guida (da maggio 2004) è rimasto il sindacato complessivamente più rappresentativo, insieme alla Flc Cgil, dei lavoratori della scuola (25% alle ultime elezioni delle RSU – nel 2003 la Cisl Scuola si era fermata al 22,9% -, contro il 30,2% della Flc), e quello con il maggior numero di iscritti con delega (154.000 contro 128.000 della Flc).

65 anni, palermitano, laureato in pedagogia, Scrima ha lavorato come insegnante di scuola primaria a Milano e a Palermo. Nel 1993, provenendo dall’organizzazione territoriale di Palermo, è stato eletto nella segreteria nazionale del sindacato scuola elementare della Cisl (Sinascel), successivamente confluito nella Cisl Scuola, di cui dal 2004 ha ricoperto la carica di segretario generale subentrando a Daniela Colturani. Alla Cisl di Scrima si deve lo slogan della “Buona scuola”, che anni dopo Renzi, con una certa disinvoltura, ha fatto proprio per la riforma promossa dal suo governo. Stesso slogan ma idee e visioni di scuola molto diverse.

Nei quasi dodici anni della sua segreteria si sono avvicendati capi di governo e ministri di diverso orientamento, verso i quali la Cisl Scuola di Scrima ha mantenuto ferma la sua linea, saldamente ancorata a quella della Confederazione: l’ambito naturale di attività del sindacato è quello della contrattazione, qualunque sia il colore politico dell’interlocutore. La coerenza a questo principio dimostrata in tante occasioni dalla Cisl Scuola di Scrima (basti ricordare le aspre polemiche con la Flc Cgil quando la Cisl – insieme a Uil, Snals e Gilda – gestirono la difficile trattativa con l’allora ministro Tremonti sul recupero degli scatti di anzianità) si rinviene anche nell’editoriale da lui scritto per il numero di dicembre del periodico della Cisl Scuola ‘Scuola e Formazione’, intitolato ‘Tempo di sfide e di cambiamenti’, di cui pubblichiamo di seguito la parte conclusiva. Quasi un testamento politico-morale.

L’azione del sindacato, se vuol essere vincente, ha bisogno prima di tutto di fondarsi su una grande capacità di analisi, di elaborazione, di proposta. Chiede poi l’intelligenza e il coraggio delle scelte, dalle quali un sindacato serio e responsabile non può mai sottrarsi, per il dovere che ha di “costruire risultati” e non solo di declamare problemi.

Noi lo abbiamo fatto in tempi difficili, vogliamo continuare a farlo. I processi di cambiamento non si subiscono, e ancor meno si esorcizzano: si assumono come sfida nella quale esercitare in modo quanto più possibile incisivo un ruolo che sempre meno potremo dare per scontato, ma sempre più dipenderà dalla qualità e dalla credibilità delle proposte che saremo in grado di esprimere. In questo senso la piazza diventerà non lo sfogo di qualche frustrazione, ma il supporto alle idee che dalla condivisione e dallo stare insieme troveranno forza, visibilità e valore. Lo stare insieme che in ogni manifestazione si realizza e si vive deve avere questo segno, per avere davvero un senso, delineare una prospettiva, darsi un orizzonte. In ogni caso ci ricorda, e non è mai superfluo, che è dalla capacità di ognuno di noi di pensare e agire “in prima persona al plurale” che scaturisce l’essenza vera del fare sindacato e che la nostra organizzazione può trovare la sua anima più vera e feconda”.