Le ragioni vere del taglio dei distacchi

Dal 1° settembre, per effetto della riforma della Pubblicazione Amministrazione (decreto legge 90), i distacchi sindacali sono dimezzati.

Nella scuola ritorneranno in servizio 340 persone che andranno a ricoprire i loro posti di titolare sui quali erano stati nominati altrettanti supplenti annui.

La Ragioneria generale dello Stato ha calcolato che questo risparmio di supplenze comporterà una minor spesa per l’erario, calcolata in 10.170.000 euro annui, al lordo degli oneri riflessi a carico dell’amministrazione.

Il risparmio è stata la giustificazione ufficiale della manovra, come ha ribadito più volte la ministra Madia, una giustificazione che però non ha convinto del tutto i sindacati. Probabilmente le ragioni sono anche altre, se pur non dichiarate.

Prima di tutto quei tagli vogliono ridurre drasticamente l’anomalia dei distacchi sindacali del settore pubblico che, rispetto al settore privato, sono a carico del datore di lavoro, lo Stato, mantenuti, quindi, dai contribuenti. Nel privato i distacchi se li paga il sindacato con i proventi degli iscritti.

Una seconda ragione, tutta politica, che i partiti della sinistra, PD compreso, forse non vorranno ammettere, è quella di un messaggio lanciato al mondo sindacale: non c’è franchigia per nessuno, nemmeno per il sindacato. Un segnale (rischioso) di contenimento del ruolo sindacale?