Le nuove regole nei casi di positività. Quei due metri (almeno) di distanza per il pasto…

E’ disponibile online il testo della nota operativa inviata dal Miur alle scuole contenente “prime indicazioni” per l’applicazione delle nuove misure per la gestione dei casi di positività contenute nel decreto legge approvato lo scorso 5 gennaio. La nota – a firma del Capo Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del MI Jacopo Greco e del Direttore generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute Giovanni Rezza, sottolinea “l’imprescindibile esigenza sociale e istituzionale della prosecuzione della didattica in presenza“, da coniugare con la sicurezza sanitaria e il contrasto alla diffusione del virus. Prima dell’invio, questa mattina, il Ministero ha convocato una riunione per illustrare le misure e la nota stessa alle Organizzazioni sindacali.

Tra le raccomandazioni fornite nella nota, quella per la scuola primaria di “consumare il pasto a una distanza interpersonale di almeno due metri“. Raccomandazione ribadita per la scuola secondaria di I e II grado e per i percorsi di IeFP: “si raccomanda di non consumare pasti a scuola a meno che non possa essere mantenuta una distanza interpersonale di almeno due metri“.

Questa raccomandazione – diramata il sabato pomeriggio in vista della riapertura delle scuole prevista lunedì 10 gennaio – sta sollevando dubbi e perplessità tra molti dirigenti scolastici. Quante sono le scuole che possono garantire questo distanziamento? Molte scuole potrebbero orientarsi a ridurre l’orario, oppure a prevedere la dad, non essendo in grado di rispettare questa indicazione. Eppure il Ministero in uno dei tanti questionari somministrati in epoca Covid ha acquisito dalle scuole questa informazione.

 

La nota si sofferma anche sulla possibilità da parte delle scuole di verificare lo stato vaccinale degli studenti: “Per il caso in esame corre l’obbligo di precisare che, alla luce della nuova normativa, i requisiti per poter frequentare in presenza, seppur in regime di Auto – sorveglianza, devono essere dimostrati dall’alunno interessato.

L’istituzione scolastica, per effetto dell’intervento legislativo, è abilitata a prendere conoscenza dello stato vaccinale degli studenti in questo specifico caso. Ai sensi di quanto previsto dalla norma di legge, infatti, nell’ipotesi in cui si siano verificati due casi positivi nella classe, è consentito proseguire la didattica in presenza solamente “per coloro che diano dimostrazione di avere concluso il ciclo Ministero dell’Istruzione vaccinale primario o di essere guariti da meno di centoventi giorni oppure di avere effettuato la dose di richiamo […]”.

Di seguito il link al documento:

https://miur.gov.it/web/guest/-/scuola-gestione-dei-casi-di-positivita-inviata-la-nota-operativa-per-l-applicazione-del-decreto-legge-approvato-il-5-gennaio 

 

A seguire un video di commento all’incontro di stamattina al Ministero con le organizzazioni sindacali diffuso da Lena Gissi, segretario generale della Cisl scuola: 

Per Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL, dichiara: “La scuola è stata anzi disarmata di fronte a questa nuova ondata che era ampiamente prevedibile. Si è finto per mesi che le misure di sicurezza non servissero più contro ogni evidenza logica e scientifica. Si è scelto di eliminare nei fatti il distanziamento e di tornare a classi in molti casi da 28 o 30 alunni. Si è scelto di risparmiare risorse sugli organici e destinarle ad altre misure diverse dalla scuola. Non si è neanche preso in considerazione un intervento sulla ventilazione. Se davvero la scuola in presenza fosse stata una priorità allora anche le indicazioni per la pausa natalizia avrebbero dovuto essere più prudenziali. Scegliere di mettere i consumi al primo posto è una scelta che ha un prezzo”.

 

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