Le Intese con le Regioni: una via d’uscita per la legge che non va avanti

Come Tuttoscuola ha più volte rilevato, è verosimile che le difficoltà di vario genere che ostacolano il cammino della riforma generale stiano inducendo il ministro Moratti a battere, in parallelo e per certi aspetti in alternativa, la strada della sperimentazione attraverso lo strumento delle Intese con le Regioni disponibili, cioè quelle guidate dal centro-destra (più la provincia di Trento). Ecco quindi gli accordi, alcuni già formalizzati altri in dirittura d’arrivo, con Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Molise e Puglia (vedi TuttoscuolaNEWS n. 60 del 15 luglio).
Il dibattito in Commissione al Senato sulla legge è fermo all’articolo 2 (se ne possono seguire gli sviluppi in www.istruzione.it), passerà in aula per il 30 luglio (come anticipato da Tuttoscuola otto giorni fa) ed è ormai certo che a settembre non potrà vedersi alcuna novità tra quelle preannunciate, neppure l’anticipo dell’età di iscrizione alla scuola dell’infanzia e a quella elementare.
Le Intese diventano così una via d’uscita dall’immobilismo. Esse avrebbero oltretutto il vantaggio di cominciare a sottoporre ad un concreto collaudo il sistema di istruzione e formazione professionale profilato nel ddl (il nodo politico più intricato), e se i tempi parlamentari della riforma dovessero slittare, anche lo sviluppo delle sperimentazioni avviate dal settembre 2002 potrebbe costituire un utile punto di riferimento. Sempre che le Intese non finiscano per mettere in campo soluzioni organizzative e curricolari troppo diverse, ciò che potrebbe compromettere la coerenza generale della riforma prefigurata nel ddl.
Un sintomo di possibili complicazioni si può già intravedere: in cinque delle sei nuove Intese si rinvia la definizione degli accordi operativi a commissioni miste regionali, formate da rappresentanti delle Regioni, del MIUR e del Ministero del Lavoro. Invece nel caso del Piemonte sembra che sarà la Regione a decidere. Unilateralmente?