Le aule sono vuote, ma la musica non si ferma

Chissà se si tratta davvero di una citazione di Bach.
Sua Maestà, Johan Sebastian Bach.
“La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori”.
Che si tratti di una citazione autentica o meno, certo è incredibilmente calzante rispetto a ciò che stiamo vivendo.
E a non sentire il silenzio che c’è fuori, la comunità dell’Istituto Omnicomprensivo di via Corridoni a Milano diretto dalla dott.ssa Graziella Bonello, ce la sta proprio mettendo tutta.
Ma facciamo un passo indietro, per capire come e quanto la musica, qui, sia davvero a casa:
la scuola primaria si avvale, per le due ore di educazione musicale curriculari, di  docenti esperti per attività di coro, di teoria e di propedeutica strumentale con lezioni di violino per gli alunni più grandi; partecipa inoltre a progetti in collaborazione con enti ed istituzioni esterne: “Opera Domani”, che proietta i piccoli studenti  da protagonisti nel mondo dell’opera lirica;  “Giocare la musica”, a cura del Divertimento Ensemble; per non parlare della partecipazione ad un concerto pubblico della stagione milanese “Rondò”;
la scuola secondaria di primo grado offre un indirizzo musicale che conta ben 7 strumenti (flauto, clarinetto, violino, violoncello, chitarra, pianoforte, percussioni); durante le lezioni i ragazzi sperimentano una variegata esperienza di musica di insieme, dal piccolo ensemble all’orchestra;
per gli studenti del liceo, probabilmente è sufficiente dire che sono iscritti parallelamente al Conservatorio G. Verdi di Milano.
Quindi sì, possiamo affermare con certezza che la musica abita qui.

Ma allora, in un  tempo tanto insolito, nel quale a dettare le regole non sono i ritmi naturali degli uomini, non le loro passioni, non il loro lavoro, come si può far vivere una scuola così?
Certo, un po’ ovunque si parla ora di didattica a distanza ma come si fa a rendere virtuale una lezione di strumento, che in gran parte si basa sul confronto tra il maestro e l’allievo, così importante per il controllo della respirazione o della postura, della micro-motricità e del peso dei singoli movimenti sullo strumento, momento fondante insomma per la crescita tecnica ed emotiva di un musicista in erba?
Fondamentalmente, non ci si arrende.
Si cercano strumenti e nuove strade per poter dare inizio ad una nuova didattica, nella quale ha un ruolo fondamentale la tecnologia, certo; ma che è resa possibile da un forte senso di responsabilità dei docenti, ma forse, soprattutto, degli studenti.

Innanzitutto, indipendentemente dal tipo di strumento, i ragazzi ricevono il compito di registrarsi e mandare il frutto del loro lavoro agli insegnanti, senza naturalmente la pretesa di un’incisone in stile Deutsche Grammophon. E invece quale abnegazione dimostrano i giovani studenti, improvvisamente posti sotto i riflettori della telecamera e a confronto del microfono, formidabile mezzo di autocritica!
“Prof, l’ho fatta già 30 volte ma le registrazioni non mi piacciono!”
E così via, con video mandati e poi rimandati alla ricerca della perfezione, con  alunni che a 12 o 13 anni si ritrovano a farsi prima di tutto insegnanti di se stessi, e con quale rigore!
E poi, giusto il tempo di coordinarsi con software da utilizzare e orari in cui fissare le lezioni e già dal 2 marzo, via con le lezioni live!
E queste lezioni in diretta Skype, Facetime, Whatsapp o Google Duo (e chi più ne ha più ne metta, l’importante è riuscire a vedersi e sentirsi), mai nemmeno immaginate fino a dieci giorni fa, si rivelano da subito vivissime per l’attenzione, l’eccezionale concentrazione, l’impegno e di nuovo la straordinaria responsabilità che i ragazzi mettono in campo, anche quelli più vivaci e talvolta distratti in classe.
E mentre i docenti si ingegnano nel cercare di calibrare al meglio gli studi, i brani o gli esercizi da assegnare, in modo da compensare i limiti “sonori” della lezione online e di canalizzare il percorso di apprendimento affinché le privazioni date dalla situazione attuale incidano meno, gli allievi sfoderano una serietà che li avvicina agli adulti.
E per i percussionisti come funziona, dal momento che gli strumenti su cui esercitarsi (la batteria, la marimba…) sono a scuola? Semplice: si reinventa lo strumentario con cuscini, pentole, padelle, coperchi…e così la lezione si tinge di un’irrefrenabile fantasia.
Per colmare invece le lacune dovute all’impossibilità di suonare insieme (a questo purtroppo le frontiere del digitale non sono ancora arrivate)  si inventano brani per violino e chitarra (perché lo suona la cugina) o con accompagnamento di clarinetto (perché lo suona il nonno). E naturalmente ci si dà appuntamento in videochiamata “di classe” per scambiarsi idee, opinioni, stati d’animo relativi al momento e alle modalità  che esso impone.

Dopo tutto questo, probabilmente niente e nessuno sarà più lo stesso: non lo sarà Milano, non lo sarà questo istituto, di certo non lo saranno i docenti e gli studenti che, comunque, ne usciranno provati e con nuove consapevolezze; queste aule vuote e incredibilmente silenziose, insegnano ora più che mai che, come diceva J. Galsworthy, “la vita sceglie la musica, noi come ballarla”.
E qui si balla, eccome.

Hanno collaborato i docenti di strumento della Scuola Secondaria di I grado “G. Verdi” Emanuele Giarrusso, Roberta Ruffilli, Alessia Principi, Francesco Macrì, Giuseppe Pollinzi, Ileana De Santis, Francesca Torri, Gianfranco Messina, Mariateresa Amenduni, Matteo Staffini, Alessandra Aitini.