L’azione dei sindacati condizionata dalle elezioni delle RSU?

Mancano due settimane alle elezioni per il rinnovo delle RSU e il gioco comincia a farsi duro.

I sindacati sanno che non contano tanto le “buone” azioni per la categoria (quando e se ci sono state) realizzate negli anni scorsi, quanto piuttosto le ultime azioni (dichiarate o pubblicizzate). Spesso l’elettore non ha la memoria lunga e vive delle impressioni più recenti.

Quale occasione migliore, dunque, per prendere le distanze dalla Buona Scuola che vuole introdurre nel sistema scolastico innovazioni destinate a mettere in discussione gli assetti organizzativi di una categoria che, in buona parte, chiede come unico cambiamento il riconoscimento (anche monetario) di quel che già sta facendo senza contropartite?

Tra una settimana si conosceranno i decreti della Buona Scuola ma difficilmente i sindacati spenderanno la loro immagine per sostenerli pubblicamente nei loro comunicati, forti anche del fatto che, esclusi da qualsiasi trattativa per definirne i contenuti, possono presentarsi alla categoria con le mani pulite, prendendo le distanze dalla controparte ministeriale.

Per i sindacati c’è in gioco una partita non da poco. Infatti i voti ottenuti nel rinnovo delle RSU concorrono al 50% ad assicurare i distacchi sindacali per i prossimi anni.

Anche se la scuola ha uno dei più elevati tassi di sindacalizzazione (54%) tra i comparti pubblici, resta quel restante 46% di elettori da convincere e conquistare.

E quest’anno potrà votare anche il personale a tempo determinato. Anche per questi ultimi i sindacati che lunedì 16 febbraio incontreranno la ministra Giannini vorranno tenere alta la posta senza scendere a compromessi.