Laurea in scienze della formazione primaria. Lo strappo del 2008 fa scuola

La laurea in scienze della formazione primaria ha consentito a diversi docenti, grazie al suo valore abilitante, di inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento nel 2007. Dal successivo anno accademico gli iscritti ai corsi avrebbero dovuto rimanerne fuori, visto che quelle graduatorie erano definitivamente chiuse, secondo la precisa disposizione della legge. Ma…

Come capita quasi sempre in Italia, il Parlamento, in sede di conversione del decreto legge 137/2008 (quello, per capirci, del ritorno del voto in decimi e del maestro unico) ha pensato bene di introdurre (art. 5bis) una deroga – da valere per una sola volta… – per consentire l’ingresso in graduatoria ad esaurimento agli iscritti ai corsi in scienze della formazione primaria (per docenti destinati alla scuola dell’infanzia o alla scuola primaria) nell’anno accademico 2007-08. La deroga, sempre da valere limitatamente all’anno accademico 2007-08, ha riguardato altre categorie minori di docenti (corsi di secondo livello Cobaslid, educazione musicale, ecc.).

Dopo quella leggina, le porte delle graduatorie ad esaurimento sono rimaste ermeticamente chiuse, mentre da fuori si andavano ingrossando le fila di nuovi laureati, specializzati o laureandi in situazione completamente identica a quelli salvati una tantum nel 2008.

In particolare i neo-laureati in scienze della formazione primaria o i laureandi che non hanno fruito di quella deroga, stanno premendo, bussando e scalciando alle porte (chiuse non si sa per quanto tempo ancora) delle graduatorie ad esaurimento. Sono almeno 20 mila e, in alcuni casi, hanno anche ottenuto la solidarietà dei loro atenei, oltre che di taluni sindacati e gruppi parlamentari.

Niente di più facile che qualche emendamento trasversalmente condiviso riesca a recuperare un altro salvataggio una tantum in sede di conversione del decreto legge 70/2011 in discussione alla Camera. Servirebbe soltanto ad ingrossare le fila di questo esercito della speranza per un posto che, attraverso le graduatorie ad esaurimento, potrebbe arrivare, se tutto va bene, tra 10-15 anni per chi vuole insegnare nella scuola primaria o per 30-35 anni per chi aspira a un posto di docente nella scuola dell’infanzia. Non è forse meglio puntare sul bando immediato di concorsi ordinari e offrire ai “soli e abbandonati” l’opportunità di mettersi in gioco per l’accesso in ruolo? Sempre, bene inteso, che Miur e Parlamento non vogliano rimandare qualsiasi forma concorsuale per 10 o 15 anni ancora. Confermando ancora una volta che la condizione dei giovani è considerata a parole nei dibattiti ma non negli atti concreti.