L’attacco a Parigi: rafforzare l’orizzonte della fiducia e della speranza

Qual è stato l’impatto della strage di Parigi? Se ne parla dappertutto, anche in classe. Lo scorso 16 novembre si è fatto anche un minuto di silenzio per le vittime della “strage parigina e almeno un’ora di riflessione sui fatti accaduti”. I nostri ragazzi hanno diritto di sapere dice il ministro dell’istruzione Giannini. Eppure sembra che i sessanta secondi non abbiano convinto tutti. Tra gli alunni dell’istituto superiore “Daverio-Casula” di Varese, alcune studentesse non hanno partecipato alla manifestazione di solidarietà e sembra che siano uscite dalla classe. Le giovani hanno giustificato l’astensione sottolineando di non avere compreso i motivi per i quali si esprimeva solidarietà solo alle vittime di Parigi e non a quelli che muoiono in tutti gli attentati in altre parti del mondo. Nulla di grave tenendo conto di quanto riferisce la dirigente della scuola Nicoletta Pizzato: le ragazzine subito dopo sono rientrate e in quella classe c’è stato un lungo approfondimento sui fatti accaduti in coerenza alle direttive del Miur.

L’episodio perciò non è da enfatizzare in quanto certamente legato anche alla complessità della classe dove è avvenuto il fatto, frequentata in prevalenza da stranieri molto giovani e dunque esposti alle problematiche adolescenziali connesse a quelle dell’integrazione culturale. Inoltre si tratta di una discussione che ha coinvolto ragazzine, di cui opportunamente la dirigente scolastica non ha voluto indicare la nazionalità di origine, ma anche qualche studente italiano.

E’ indispensabile in un momento critico come questo non strumentalizzare singoli fatti che potrebbero portare ad incolpare una comunità religiosa prevalentemente pacifica, a produrre danni indiretti che sono i più seri in quanto ingenerano incertezza e paura. E’ importante non per salvaguardare qualcuno, ma per rafforzare la nostra capacità di contrastare il fanatismo terroristico. L’esito positivo finale poggia sulla collaborazione di tutti.

Si colloca in questo scenario l’invito rivolto da Delia Campanelli, direttore generale dell’Usr Lombardia, ai dirigenti e agli insegnanti “a stimolare percorsi di approfondimento, a riflettere insieme e a costruire nuovi progetti per la promozione e la diffusione della cultura della pace e della non violenza, come valori universalmente riconosciuti, in grado di superare qualsiasi barriera sociale”.