
Laicità e libertà nella scuola: una palestra per il pluralismo

Mi ha molto colpito la notizia del professore francese sanzionato per aver proposto nelle sue lezioni un lavoro sui testi della Bibbia e il Vangelo secondo Matteo di Pasolini.
Il motivo, non è una novità soprattutto per il modello francese, è un’idea, a mio modo di vedere distorta, della laicità che immagina di espellere ogni elemento caratterizzante di questo o di quel credo, di questa o di quella cultura, immaginando di realizzare così un luogo asettico, depurato da ogni influenza, un luogo di tutti.
Il rischio è che in realtà diventi un luogo di nessuno.
E oltretutto che questa operazione sia decisamente irrealizzabile.
Ma soprattutto sono profondamente convinto che la scuola debba essere esattamente il contrario: una palestra nella quale il pluralismo e le differenze, credenze, culture, stili di vita, tavole dei valori possano convivere e confrontarsi imparando a non contrapporsi.
L’insegnamento principale che possiamo e dobbiamo trasmettere alle ragazze e ai ragazzi nelle nostre scuole è la complessità.
La complessità del mondo, dei popoli, là complessità che è dentro ad ognuno di noi. Una complessità che non può essere ridotta o incasellata. E men che meno depurata.
Occorre sviluppare nella scuola una sensibilità e un’educazione all’ermeneutica. “Tale sensibilità non presuppone né un’obiettiva neutralità, né un oblio di se stessi, ma implica una precisa presa di coscienza delle proprie pre-supposizioni e dei propri pregiudizi.” Questo caposaldo dell’Ermeneutica di Gadamer secondo me è uno degli snodi del nostro tempo.
L’alterità come elemento irriducibile e il superamento dell’illusione oggettivista è un insegnamento prezioso con conseguenze pratiche, quotidiane di riduzione dei conflitti e della violenza, tanto fisica quanto culturale.
“Una coscienza ermeneuticanente educata” è un obiettivo fondamentale per i cittadini del mondo di oggi è di domani.
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