
La vergogna del Senato per la difesa dei diritti acquisiti

La decisione del Senato di abolire in futuro il vitalizio è stata chiamata da qualcuno, senza giri di parole, una vergogna.
Nonostante si tratti di una decisione a dir poco storica, perché la “casta” ha finalmente ceduto alle pressioni dell’opinione pubblica per rinunciare a quelli che in molti ritengono privilegi, l’effetto di tanta decisione non sarà immediato, non riguarderà gli attuali parlamentari e, soprattutto, tutelerà i “diritti acquisiti” di tutti gli ex-parlamentari, compresa Cicciolina che in questi giorni, compiuti i 60 anni, potrà godersi 3 mila euro mensili per il suo tanto breve quanto discutibile lavoro di parlamentare.
La tenace difesa di quelli che da parte dei diretti interessati ritengono diritti acquisiti come ex-parlamentari stride pesantemente con la situazione di milioni di italiani che vedono messi in discussione i propri diritti acquisiti a causa delle annunciate revisioni delle pensioni di anzianità.
Sono bastati infatti cinque anni di contributi da parlamentare per assicurarsi una pensione mensile niente male (dai 3 ai 10 mila euro al mese) che, con la attuale speranza di vita, ex-senatori ed ex-deputati potranno incassare per molti anni.
Invece, per i comuni lavoratori, secondo le ipotesi di riforma delle pensioni, non basteranno probabilmente 35 anni di versamenti di contributi per potere accedere alla pensione; non basterà nemmeno avere raggiunto i 60 anni di età per le donne per lasciare il servizio. Occorreranno più contributi e più anzianità. Per loro i diritti acquisiti dovranno essere rivisti a causa della crisi.
Un po’ di coraggio in più da parte dei senatori per rompere le logiche corporative della “casta” non sarebbe dispiaciuto alla gente che vede giorno dopo giorno ridursi il potere d’acquisto della propria pensione.
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