La valutazione, tra esami e carriera scolastica

Sul tema delle prove Invalsi, riceviamo e volentieri pubblichiamo la riflessione della nostra lettrice Regina Taccone.

Invitiamo gli altri lettori a inviarci le loro opinioni sul tema (o su altri temi nuovi da proporre), scrivendoci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

—-

Su “TUTTOSCUOLA” di giugno, n° 513, ho letto con piacere l’articolo “Maggio, mese delle…prove”, di Giuseppe Aderno. Esso ha suscitato in me più di una riflessione che mi permetto sottoporre alla Vostra attenzione. Nelle classi V, nell’ultimo mese di scuola, si coinvolgono gli studenti in simulazioni delle prove d’esame; in effetti, è così; vorrei, allora, segnalare come sia difficile “rubare” tempo ai colleghi che ne hanno già poco, dovendo concludere il Programma entro il 15 maggio! L’Esame di Stato, invece, andrebbe preparato (ma pochissimi lo fanno!) dalla terza classe, con lo studio accurato delle diverse tipologie di scrittura e con l’abitudine ad applicare quanto si viene imparando.

Riguardo alle Prove INVALSI, va bene verificare i traguardi raggiunti, ma non si può far diventare “seria” la scuola soltanto sottoponendola al “letto di Procuste” delle prove che piovono dall’alto (come, d’altronde, la I e la II dell’Esame suddetto). La serietà si costruisce e si mette in pratica di anno in anno, a cominciare dalla prima elementare, perché se, ogni volta, invece di valutare la REALE preparazione dell’alunno, ne consideriamo mille altre variabili, familiari e no, per promuoverlo ad ogni costo alla classe successiva, (che significa esporlo ad un disagio maggiore, nell’anno seguente), egli non sarà in grado di superare gli esami ministeriali, perché avrà ben poche conoscenze, capacità e competenze, al termine del corso di studi!

Ricordo, inoltre, che tensione e stress – nella giusta misura – non sono così diabolici e perniciosi come si pensa ma contribuiscono, in ogni età, a mantener vive intelligenza e volontà, ed aiutano ad entrare nel mondo della realtà, costituito da piccoli e grandi problemi da affrontare, nonché da difficili situazioni da superare. Essere esaminati da una Commissione di docenti “interni”, infine, non dovrebbe costituire alcun vantaggio, sia perché gli insegnanti dovrebbero SEMPRE essere obiettivi, nei loro giudizi (soprattutto per una questione di esempio di moralità), sia perché gli stessi devono giudicare ‘quelle’ prove di ‘quello’ specifico esame. Che senso ha sostenere esami, se – poi – si rivaluta l’allievo per la carriera scolastica? Tanto vale abolirli, allora! Ultima osservazione: nel penultimo capoverso dell’articolo, si nota, giustamente, che questi nostri ragazzi, tra simulazioni, saggi, recite, tesine, interrogazioni e compiti scritti, arrivano stanchi, a fine maggio. Poi, però, li si esorta a percorrere il tratto conclusivo dell’anno scolastico, ovviamente, con entusiasmo, per “non vanificare il grande impegno profuso”. Non sarebbe il caso, dunque, di rivedere un pochino i criteri dell’insegnamento-apprendimento, magari a partire dalle Scuole Primarie e Medie inferiori? Grazie dell’attenzione e buona giornata.

Cordiali saluti.

Regina Taccone

—-

I lettori di tuttoscuola.com sono invitati a dire la loro su questo tema, scrivendo a botta_e_risposta@tuttoscuola.com. La redazione pubblicherà le risposte più significative. Analogamente, coloro che vogliono proporre nuovi temi di discussione possono scriverci al medesimo indirizzo botta_e_risposta@tuttoscuola.com.