‘La scuola siamo noi’. Sì, ma noi chi siamo?

In occasione della settimana “La scuola siamo noi“, organizzata per mettere in luce gli aspetti positivi, ma sommersi, della scuola italiana, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto esprimere al ministro Fioroni e a tutti gli studenti, gli insegnanti e i lavoratori del sistema educativo nazionale “il dovuto riconoscimento, che non è solo mio ma di tutto il paese, per il ruolo centrale che la scuola italiana ha assolto ed assolve“.
Il capo dello Stato sottolinea con forza il ruolo “essenziale” della scuola nel contrastare i fenomeni di bullismo e di prepotenza, e nel promuovere le condizioni per un pieno sviluppo della personalità di ciascuno in una società sempre più multietnica. Egli esprime la convinzione che la scuola, “pur tra difficoltà e problemi, è una realtà ricca di energie sane, capace di concorrere all’educazione civile e all’integrazione sociale dei giovani“, e che “ogni giovane, tramite lo studio che è ad un tempo fatica e alta gratificazione” (come avrebbe detto Gramsci, ndr), “può puntare a raggiungere gli obiettivi che si prefigge nella vita“. Merito anche degli insegnanti, dice il Presidente, il cui lavoro non è sempre “adeguatamente riconosciuto”.
Non vorremmo che le nobili parole di Giorgio Napolitano, ispirate da un ottimismo della volontà pienamente giustificato dal suo ruolo istituzionale, facessero dimenticare che la strategia per migliorare la condizione della nostra scuola non può che esser fondata sul pessimismo della ragione. Molti sono gli indicatori, a partire da quelli comparativi internazionali, che denunciano le carenze della nostra scuola sul piano della qualità degli apprendimenti, dei tassi di dispersione a livello della scuola secondaria e universitaria, dell’educazione degli adulti.
E’ vero che gran parte delle scuole italiane funziona regolarmente, ed è corretto l’invito a parlare di più dei loro aspetti fisiologici, e di meno di quelli patologici, ma a condizione che si abbia una precisa consapevolezza che dietro lo slogan “la scuola siamo noi” sta una scuola, sta un “noi“, che ha bisogno non di compiacimenti autoconsolatori ma di forti cambiamenti e miglioramenti.