La scuola può riaprire subito, i bambini si infettano raramente. Lo studio di Science sui Paesi in cui sono riprese le lezioni

“Continuare a tenere chiuse le scuole lascerebbe segni indelebili a un’intera generazione”. E’ quanto affermano circa 1.500 membri del “Royal College of Paediatrics and Child Health” che iniziano a chiedersi se le scuole chiuse facciano più male che bene. In  20 Paesi le scuole hanno riaperto ai primi di giugno, Taiwan, Nicaragua e Svezia, invece non le hanno chiuse mai. Come è andata? Science sta provando a capirlo studiando le riaperture di Sud Africa, Finlandia e Israele. È emerso  che i bambini più piccoli raramente contraggono l’infezione e si contagiano l’un l’altro ed è ancora più raro che portino il virus infettando i familiari. Science prova allora a fare sei domande riprese anche dal corriere.it.

1. Quante probabilità hanno i bambini piccoli di ammalarsi e trasmettere il virus?

Secondo quanto emerge dagli studi dell’Istituto Pasteur in sei scuole elementari, i bambini piccoli si possono infettare ma non sembrano essere contagiosi. I ragazzi delle superiori invece 3 volte su 10 hanno gli anticorpi mentre docenti e personale scolastico hanno anticorpi rispettivamente 4 e 6 volte su 10.

2. Dobbiamo lasciare che i bambini giochino insieme come prima?

Sì, dovrebbero poter tornare a correre, giocare e divertirsi il più presto possibile, purché non siano in troppi in una classe sola, e per chi ha meno di 12 anni non c’è nemmeno bisogno di distanziamento. E dovrebbero stare all’aperto più spesso, anche a far lezione quando il tempo lo consente, certamente non in inverno. Gli studenti più grandi è bene che stiano a un metro di distanza, anche se di sicuro non si sa nemmeno questo, perché ciascuno fa un po’ per conto suo.

3. I ragazzi dovrebbero portare la mascherina?

Sì e no. Certo, le mascherine sono una delle poche cose davvero importanti per contenere l’epidemia, ma i ragazzi le trovano insopportabili, certe volte poi portare la mascherina senza toccarla, metterla e toglierla, toccarsi continuamente la faccia o soffiarsi il naso è impossibile specie per i più piccoli.  Tutte  piccole circostanze frequentissime che probabilmente vanificano il potenziale beneficio della mascherina. 

4. Che cosa dovrebbe fare la scuola se c’è un positivo?

Attualmente non è possibile saperlo. Almeno nei Paesi meglio organizzati, quando si trova uno studente positivo si fanno i test a tutti, inclusi coloro che non hanno sintomi, e si organizza la quarantena per i positivi e per i loro contatti. Tutto questo però non è basato su studi controllati e convincenti, la risposta alla domanda su che cosa si dovrebbe fare quando qualcuno risulta positivo ce l’avremo solo dopo che si sapranno i risultati di due studi in corso in Germania e nel Regno Unito che hanno affrontato questo problema in modo sistematico: tamponi ai bambini delle scuole e ai loro familiari, e dosaggio degli anticorpi.

5. Le infezioni che nascono a scuola possono diffondersi alla comunità?

Science ha fatto tutto il possibile per rispondere a questa domanda cercando i dati in tutte le parti del mondo. E’ emerso in modo abbastanza chiaro che i casi di malattie gravi tra gli insegnanti sono davvero pochi, con un’eccezione sola, quella della Svezia. Là non si è fatta mai nessuna politica di chiusura delle scuole, nemmeno nei momenti di massima diffusione del virus: non è stata modificata l’organizzazione interna, nessuno ha suggerito mascherine, distanziamenti o altro. Il risultato è che lì diversi insegnanti si sono ammalati e qualcuno è anche morto. Ma per Science il caso della Svezia non deve diventare una scusa per tenere chiuse le scuole visto che nel resto d’Europa i rischi che si sviluppino focolai a scuola sono veramente trascurabili.

6. Cosa ci aspetta d’ora in avanti?

Per i bambini più poveri, la chiusura delle scuole continuerà. In molte parti del mondo non ci sono le risorse per riaprire in sicurezza, e qualcuno come il primo ministro del Bangladesh ha detto apertamente che non si riapriranno le scuole finché l’epidemia non sarà completamente vinta, nelle Filippine sarà lo stesso, le scuole si riapriranno quando c’è il vaccino. Nei Paesi che chiamiamo «ricchi», come i Paesi dell’Europa e gli Stati Uniti, i bambini hanno «poco da guadagnare dal lockdown, ma moltissimo da perdere», secondo un lavoro appena pubblicato su Nature che parte dalla considerazione che i bambini non si ammalano o si ammalano raramente.

Ma come mai i bambini più piccoli trasmetterebbero meno il virus? Le cause non sarebbero ancora chiare, ma l’ipotesi degli studiosi è che i bambini emettano meno aria ad ogni respiro e diffondano quindi una minore quantità di particelle virali rispetto agli adulti. Anche l’altezza potrebbe avere un ruolo nella minor diffusione: l’emissione di aria più vicina al suolo ha minori probabilità di essere inspirata da un adulto che si trova in piedi.