La scuola nel ‘caos italiano’

L’ultimo libro di Paolo Mieli, giornalista con forte sensibilità e interesse per la ricerca storica, si chiama seccamente ‘Il caos italiano’ (Rizzoli editore) e sviluppa una tesi, o forse più propriamente offre una interpretazione, della storia dell’Italia unita che vede nel trasformismo e nella perenne ricerca di “opachi compromessi” da parte delle élites dirigenti la ragione di fondo della difficoltà, per il nostro Paese, di perseguire e sviluppare coerenti e durevoli disegni strategici.

Il fenomeno attraversa, a suo giudizio, l’intera storia nazionale ed è “alle radici del nostro dissesto” (sottotitolo del volume) perché tali compromessi sono stati realizzati nel tempo sempre a scapito degli interessi nazionali di lungo periodo, privilegiando nelle politiche pubbliche la logica della spesa su quella dell’investimento, e quella della mediazione conservatrice su quella del cambiamento.

Possiamo utilizzare questa chiave interpretativa, che Mieli applica alla storia complessiva del nostro Paese, anche al settore della politica scolastica? I ritardi e la perenne insufficienza delle risorse messe a disposizione della scuola e dell’università dall’Italia sabauda e da quella repubblicana inducono a dare una risposta positiva: in nessun periodo della nostra storia, né in quello della prima alfabetizzazione del Paese, né al tempo della elitaria riforma Gentile, né in occasione dell’unica ‘grande riforma’ realizzata in epoca repubblicana – l’unificazione della scuola media del 1962 – i cambiamenti sono stati accompagnati e finanziati da adeguati piani di sviluppo proiettati nel medio-lungo termine. Ne sono testimonianza la costante sottovalutazione della formazione degli insegnanti, di quella iniziale per non dire di quella in servizio (diventata obbligatoria solo nel 2015 con la legge 107), la persistenza della dispersione scolastica, la bassa percentuale di laureati tra gli occupati.

Questo è avvenuto, secondo Mieli, perché, con rare eccezioni (vengono citati Ugo La Malfa e Marco Pannella) il sistema politico italiano ha sempre finito per privilegiare le logiche consociative e di mediazione, poco favorevoli al cambiamento, anziché quelle del confronto e dell’alternanza tra maggioranze messe in grado di governare con efficacia e opposizioni capaci di rappresentare una vera e organica alternativa.

L’esperimento di bipolarizzazione del sistema politico tentato con la Seconda Repubblica, nata per porre termine all’indecisionismo della Prima, è malamente fallito a causa della contraddittorietà delle maggioranze via via alternatesi alla guida del governo, che ha sistematicamente bloccato il varo di riforme coraggiose: lo si è visto bene, come Tuttoscuola ha segnalato nel tempo, anche nel settore della politica scolastica con l’affondamento della riduzione della scuola da 13 a 12 anni (Berlinguer e Moratti), la pseudolicealizzazione dell’istruzione tecnica, che ha minato alla radice il modello delle due aree di pari dignità (Moratti), seguita dal ripristino degli ordinamenti precedenti (Fioroni) e da una drastica cura dimagrante, nel senso della riduzione delle risorse a ordinamenti sostanzialmente invariati (Gelmini).

Il potenziale innovativo della Buona Scuola, elevato soprattutto in alcuni aspetti della sua versione iniziale (settembre 2014), è stato via via limato nei vari passaggi parlamentari. Anche a causa di errori di impostazione (il sovraccarico della funzione dei dirigenti scolastici, il mancato coinvolgimento dei sindacati, la malaccorta gestione delle nomine e dei trasferimenti) tale potenziale si è molto affievolito, e quel che ne resta è ora sottoposto alle pazienti operazioni di restauro – inevitabilmente ristrette da orizzonte temporale e margini di manovra ridotti – della ministra Fedeli.

Nel ‘caos italiano’ di cui parla Mieli, comunque, la scuola e i suoi insegnanti hanno rappresentato un’isola di resilienza ma con un doppio significato, uno positivo e uno negativo, di capacità di assorbire gli urti di un riformismo inconcludente da una parte, e di tendenza a sopravvivere per forza inerziale dall’altra.   

Iscriviti a TuttoscuolaNEWS, la newsletter di Tuttoscuola, è gratis!
Ogni settimana ti aggiorneremo su tutte le novità relative al mondo della scuola e dell’educazione. Basta inserire il tuo indirizzo mail nel riquadro azzurro che si trova a destra in home page. Sarai sempre tempestivamente informato sulle iniziative di Tuttoscuola!