Attualmente le istituzioni scolastiche del primo ciclo di istruzione sono 7.311, suddivise in 3.993 istituti comprensivi (54,6%), 2.120 circoli didattici (29%) e 1.198 istituti principali di scuole secondarie di I grado (16,4%).
Per effetto della nuova disposizione contenuta nella manovra, quei circoli didattici e quegli istituti principali di scuola media dovranno scomparire e diventare, opportunamente fusi tra di loro, 3.318 nuovi istituti comprensivi. Infatti il testo recita: “Per garantire un processo di continuità didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione, a decorrere dall’anno scolastico 2011-2012 la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi, con la conseguente soppressione delle istituzioni scolastiche autonome costituite separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di I grado”.
A parte il possibile conflitto istituzionale tra competenze regionali e dello Stato, la prevista decorrenza (2011-12) degli effetti della nuova strutturazione delle istituzioni scolastiche appare evidentemente impossibile.
Se e quando questa riforma troverà effettiva attuazione, vi saranno territori che, più di altri, saranno profondamente coinvolti nella ristrutturazione ( http://www.tuttoscuola.com/ts_news_498-1.doc ). Con la ristrutturazione vi sarà, come naturale conseguenza, la revisione delle titolarità di sede del personale direttivo e amministrativo. E non sarà una cosa da poco, senza considerare che gli accorpamenti determineranno certamente riduzioni di organico, come si prefigge implicitamente la manovra.
La Puglia, che attualmente ha soltanto circa il 27% di istituti comprensivi, dovrà riconfigurare in tale tipologia organizzativa 471 istituzioni scolastiche.
La Campania, che attualmente ha quasi il 40% di istituti comprensivi, dovrà ristrutturare ben 593 istituzioni scolastiche; la Sicilia 361, il Lazio 320, la Lombardia 283 e il Piemonte 256.
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