La rivincita degli istituti tecnici

Le prime informazioni sull’andamento delle iscrizioni per il 2008-2009 riservano una doppia sorpresa, ed è l’interruzione della pluriennale tendenza al calo delle domande di ammissione agli istituti tecnici da una parte, cui si affianca la diminuzione dell’1% delle domande del finora sempre crescente liceo scientifico dall’altra.

Alla riapertura delle scuole a settembre, se i dati saranno confermati, il 34,2% degli allievi frequenterà un istituto tecnico (33,9% nel 2007-2008), e il 22,5% un istituto professionale, per un totale del  56,7% delle scelte, cui si può aggiungere il 3,6% degli istituti d’arte, più affini all’area tecnico-professionale che a quella liceale.

La macroarea tecnico-professionale e di arte applicata torna così a superare il 60% della popolazione scolastica, mentre quella liceale si attesta circa al 40%. C’è da chiedersi se e quanto abbia influito su questa inversione di tendenza – un trend che durava ormai da quasi quindici anni – la decisione del governo Prodi-Fioroni di annullare la licealizzazione dell’istruzione tecnica prevista dalla riforma Moratti.

E’ forse presto per parlare di una rivincita dei tecnici, la cui discesa, iniziata nei primi anni novanta,  è proseguita in modo uniforme sia durante la legislatura dell’ulivo (1996-2001), sia in quella successiva, a guida del centro-destra, con un calo complessivo dell’8%. Va inoltre tenuto presente che la tendenza a spostare i percorsi di specializzazione tecnica a livello postsecondario ha dimensione internazionale.  

Ciò premesso, è anche vero che solo con il governo Prodi-Fioroni è stata riconosciuta all’istruzione tecnica una sua distinta e specifica identità, al di là non solo della riforma Moratti ma anche del modello panlicealistico cui si era ispirata la riforma Berlinguer. E può darsi che questa sia pur lieve inversione nelle preferenze delle famiglie induca il futuro governo a rispettare la ritrovata identità dell’istruzione tecnica.