La ‘quarta rivoluzione’: dalla storia all’iperstoria e all’infosfera

Luciano Floridi, professore di filosofia e etica dell’informazione a Oxford, ora cittadino britannico, è uno dei tanti giovani ricercatori italiani che dopo la laurea hanno completato i loro studi all’estero, decidendo poi di stabilirvisi definitivamente.

Nato a Roma, dove si è laureato alla Sapienza in filosofia nel 1988, Floridi ha acquisito il Master e il Dottorato di ricerca sempre in filosofia presso l’università inglese di Warwick, conseguendo subito dopo un titolo di post-dottorato a Oxford e approfondendo in particolare temi di logica, filosofia dell’informazione e delle tecnologie della comunicazione, e relative implicazioni etiche. Prima di diventare professore ordinario a Oxford, Floridi ha insegnato logica ed epistemologia, come professore associato, all’Università di Oxford e all’Università degli Studi di Bari. È poi stato professore ordinario di filosofia dell’informazione presso la University of Hertfordshire e UNESCO Chair of Information and Computer Ethics. Dal 2017, oltre a insegnare, dirige il Laboratorio di etica digitale dell’Oxford Internet Institute (OII) e presiede il Data Ethics Group dell’Alan Turing Institute, l’istituto britannico che si occupa della Data Science. Un esempio di eccellenza, insomma, di quella ‘fuga di cervelli’ che ormai riguarda circa un quarto dei laureati italiani che vanno a specializzarsi e a trovare lavori di prestigio all’estero.

Floridi è l’autore, fra l’altro, di un importante lavoro pubblicato in Gran Bretagna nel 2014, ora disponibile anche in italiano (L.F., La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Raffaello Cortina editore, Milano, 2017), nel quale sostiene che ogni epoca ha la sua filosofia, che cerca di volta in volta di rispondere a grandi interrogativi esistenziali ed etici del tipo “chi siamo e che tipo di relazioni stabiliamo gli uni con gli altri?” Oggi, anche per la sua pervasività, la filosofia dell’informazione è “la filosofia del nostro tempo per il nostro tempo”. Un tempo che lo studioso definisce ‘iperstoria’, e che segue le due grandi epoche attraversate dal genere umano: la ‘preistoria’, caratterizzata dalla trasmissione solo orale delle informazioni, e la ‘storia’, iniziata circa seimila anni fa con l’invenzione della scrittura, la prima tecnologia dell’informazione e della comunicazione (ICT) che ha consentito la progressiva elaborazione e accumulazione delle conoscenze e delle tecniche, e il loro insegnamento attraverso diversi modelli pedagogici che utilizzavano testi scritti.

Questi modelli sono destinati a essere superati con l’avvento della ‘iperstoria’, un’epoca nella quale le ICT digitalizzate e multimediali “possono favorire l’affermazione di un livello di didattica personalizzata senza precedenti in contesti non elitari”. Ma se le ICT possono risolvere il problema del ‘come’ insegnare a grandi masse di studenti, non possono risolvere quello di ‘che cosa’ insegnare, che resta un grande problema di tipo politico, filosofico e pedagogico.

L’avvento dei computer e di internet, e della possibilità non solo di produrre ma anche di ‘processare’ enormi quantità di dati, fa entrare i popoli del XXI secolo, a partire da quelli che risiedono nei Paesi più sviluppati del pianeta (quelli del G7, “dove almeno il 70% del PIL dipende da beni intangibili, fondati sull’uso di informazione, piuttosto che da beni materiali”, agricoli o manifatturieri), in un nuovo modo di esistere e coesistere all’interno di un ambiente che l’autore denomina ‘infosfera’, costituita dall’insieme delle informazioni ‘classiche’ e di quelle fornite dalle più avanzate ICT, da internet alle varie applicazioni dell’intelligenza artificiale.

L’ingresso nell’era dell’infosfera, secondo Floridi, rivoluziona ancora una volta l’immagine che l’uomo ha di se stesso. La prima rivoluzione, da questo punto di vista, era stata quella di Copernico, che gli aveva tolto l’illusione di essere al centro dell’universo. La seconda, ad opera di Darwin, aveva sottratto all’uomo lo scettro della sua unicità e diversità dalle altre specie biologiche. La terza, legata alla scoperta dell’inconscio da parte di Freud, ne aveva messo in discussione la capacità di riflessione e autocontrollo mentale.

Dopo le tre rivoluzioni di Copernico, Darwin e Freud la quarta rivoluzione, quella dell’infosfera, inserisce gli individui in un fitto reticolo di informazioni, un flusso continuo di dati, stimoli, avvisi, notizie che fa in modo che non esista più una distinzione tra vita online e offline. Si è invece perennemente ‘onlife’, e questo solleva delicati problemi di privacy e di etica dell’informazione, come mostra il dibattito in corso sull’uso dei big data raccolti da grandi aziende che operano in internet. Sarà perciò necessario, sostiene l’autore, porre le basi etiche (e quindi anche pedagogiche) di un nuovo “ambientalismo digitale”, centrato sul concetto che “l’infosfera è uno spazio comune che occorre tutelare a vantaggio di tutti”.

Una singolarità: questo importante volume di Floridi, scritto in inglese, è stato tradotto in italiano non dal suo autore, ma da un traduttore professionale. Forse non ha avuto tempo. O forse ha pensato che l’inglese è una lingua più adatta dell’italiano ad affrontare compiutamente la tematica da lui trattata. Confidiamo che l’ipotesi giusta sia la prima…