La mobilità conferma lo svuotamento dei posti al Nord e il riempimento al Sud

L’aumento dei posti che risultano vacanti al termine dei trasferimenti 2020-2021 (21 mila posti più dell’anno scorso) conferma la voglia di ritorno a casa, nonostante alcuni filtri che rendono non disponibili tutti i posti. Complessivamente è rimasto vacante al nord il 56% dei posti comuni, andando a rimpinguare il numero dei posti immediatamente disponibili per i concorsi da poco banditi. Nel Mezzogiorno la percentuale complessiva dei posti comuni rimasti senza titolare al termine del movimento è stata del 24%. Nel dettaglio per i diversi settori la forbice conferma il netto divario tra le due aree geografiche del Paese.

Per la scuola dell’infanzia la percentuale di posti comuni rimasti vacanti nelle regioni del Nord è stata del 43%, mentre si è attestata intorno a poco più del 30% nel Mezzogiorno.

Per la scuola primaria, invece, i posti comuni rimasti vacanti superano nelle regioni del Nord il 66% (cioè due posti su tre per tutta Italia), mentre nel Mezzogiorno si attesta appena sopra il 14% (cioè un posto su sette).

Il divario si è ridotto per la scuola secondaria dove i posti comuni vacanti al Nord sono risultati rispettivamente quasi del 56% per il I grado e del 54% per il II grado. Per contro nelle regioni del Mezzogiorno i posti vacanti nel I grado sono stati pari a circa il 24%, mentre per il II grado sono andati appena sopra il 26%.

Un’attenzione a parte la meritano i posti di sostegno, che, comunque, confermano nell’insieme il divario Nord-Sud.

Complessivamente i posti di sostegno vacanti nelle regioni settentrionali si attestano al 59%, mentre nelle regioni del Mezzogiorno arrivano al 21%.

Per i prossimi anni il blocco quinquennale di sede, previsto per i docenti che entreranno in ruolo a cominciare dal prossimo settembre, dovrebbe contenere per un po’ di tempo il ‘ritorno a casa’ dei docenti meridionali.

Ma questo vincolo quinquennale non è la soluzione del problema.