
La lezione del professor Napolitano
Non c’è dubbio che Giorgio Napolitano, giunto al termine del suo incarico presidenziale, che ha voluto far coincidere con la conclusione del semestre europeo a guida italiana, abbia offerto anche in questa occasione un esempio di stile.
La sobria eleganza del suo commiato dal Quirinale, in tempi di sovraesposizione e clamori mediatici (“E’ anche un po’ una prigione…” ha risposto a un bambino che gli chiedeva se gli dispiaceva di lasciare il palazzo presidenziale), è peraltro apparsa coerente con la linea di rigoroso rispetto del ruolo di garante della continuità istituzionale che la Costituzione italiana affida alla figura del presidente della Repubblica.
In questa occasione vorremmo rendere omaggio a Giorgio Napolitano riproponendo i passaggi più significativi del discorso da lui pronunciato lo scorso 22 settembre 2014 in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico, l’ultima del suo novennato.
Rivolgendosi direttamente “a voi care ragazze e cari ragazzi, insegnanti, dirigenti, lavoratori della scuola” il presidente ha sottolineato che “Non c’è nulla di più gratificante e importante del dedicarsi al rendere migliore la nostra scuola, più libere e capaci di esprimersi, rafforzarsi, realizzarsi le vostre energie, le vostre intelligenze, la vostra creatività”. Cosa di cui ha “bisogno acuto l’Italia per uscire dalle secche di una crisi drammatica”.
Ma l’Italia non potrà uscire da sola dalla crisi, ha sottolineato Napolitano, che è stato anche un impegnato parlamentare europeo: dalla crisi “possono uscirne, Italia ed Europa, solo insieme, con politiche nuove e coraggiose per la crescita e l’occupazione, dirette soprattutto e più efficacemente ai giovani”. E dunque “Giovani, cogliete con entusiasmo ogni opportunità di percorrere, scoprire, conoscere la nostra grande Europa” ricordando che dopo due disastrose e sanguinose guerre mondiali “ci salvò tutti, nel nostro continente, lo scegliere e il percorrere, a partire dal 1950, la strada dell’integrazione e dell’unità dell’Europa nella pace e nella sempre più ricca affermazione dei principi del pluralismo politico, culturale e religioso, e dei diritti umani, civili e sociali”.
Un “patrimonio di civiltà” che l’Europa deve saper difendere, esorta infine Napolitano con quasi profetico realismo, “dalla nuova ondata di fanatismo, di barbarie, di terrore che è purtroppo venuta crescendo”.
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