La lettera del ministro: valorizzazione dei docenti sì, ma come?

Con la lettera aperta inviata agli insegnanti e con l’apertura anticipata del forum di proposte sul sito del ministero (www.istruzione.it), il ministro Moratti ha manifestato implicitamente la sua volontà di aprire uno stabile rapporto diretto con la scuola militante, come aveva già fatto intendere con la sua iniziativa di viaggi di ascolto per incontrare il mondo della scuola.
Viaggi di ascolto, lettera aperta, forum di proposta: tre momenti di una precisa volontà che i sindacati di categoria (forse anche per l’attenzione che il ministro sta ponendo nei confronti delle associazioni degli insegnanti) non hanno complessivamente apprezzato, proprio alla vigilia dello sciopero del 12 novembre, come se sentissero messo a rischio il monopolio naturale del rapporto con la categoria.
Nella lettera il ministro più volte si riferisce anche alla valorizzazione degli insegnanti, e in televisione ha parlato di riconoscimento del maggior lavoro prestato e della qualità dei risultati ottenuti. Affermazioni fatte già da altri ministri in passato.
Il problema, ora come allora, è piuttosto sul come valorizzare. Il modo adottato da Berlinguer, si sa, gli costò il posto.
Andando indietro nel tempo, negli anni 50-60 fu utilizzato un sistema di riconoscimento professionale e di valorizzazione attuato come concorso a merito distinto (con prova scritta, simulazione di lezione e titoli) che consentiva a quote di docenti di anticipare il passaggio di classe stipendiale per un triennio con mantenimento permanente del beneficio in carriera. Fu abbandonato negli anni ’70.
Il contratto 98-2001, dopo tanti anni di politica di egualitarismo (e di premi e incentivi a pioggia, cioè uguali per tutti e quindi poco significativi), ha tentato la svolta per il riconoscimento e la valorizzazione professionale dell’attività di insegnamento, mediante un premio di 6 milioni annui, riservato al 20% dei docenti selezionati con concorso per prove e titoli. Sappiamo come è finita.