La legge 107 implementata per via contrattuale

Quando i sindacati e la parte pubblica si incontrano e discutono i risultati sono positivi”. Questo, in sintesi, il commento di Domenico Pantaleo, segretario della Flc-Cgil (che in un’intervista a Tuttoscuola.com parla del nuovo ruolo dei dirigenti scolastici http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=38284, alla quale seguiranno nei prossimi giorni quelle di altri esponenti delle organizzazioni sindacali e professionali), alla firma definitiva del contratto per la mobilità del personale della scuola, sottoscritto venerdì scorso. “Questo accordo tutela le persone, impone trasparenza e oggettività nei movimenti. Il governo ha dovuto recedere dall’impostazione autoritaria della legge 107/15 e riconoscere il valore del contratto”.

Giudizio analogo dalla Cisl scuola, la cui segretaria Lena Gissi sottolinea che l’accordo “non risolve, né avrebbe potuto farlo, tutti i limiti e gli errori di una legge da noi fortemente contestata, ma ne attenua in buona misura l’impatto, soprattutto salvaguardando quanto più possibile il mantenimento della titolarità su singolo istituto e non su ambito”. E preannuncia una ulteriore sequenza contrattuale sulle modalità di assegnazione dei docenti dagli ambiti territoriali alle scuole.

Insomma nei rapporti tra sindacati, almeno quelli confederali, e governo, sembra profilarsi un ritorno alla contrattazione dopo un lungo e tormentato periodo di incomunicabilità.

Anche Pino Turi, segretario della Uil scuola, rimarca il fatto che di questo positivo risultato, “affatto scontato”, “parla male solo chi non lo ha firmato e non può assumersi nessuna paternità”.

La contrattazione paga”, aggiunge, “è la strada da seguire per risolvere i problemi concreti delle persone”. 

Certo, il governo si è in qualche modo reso disponibile a implementare, per non dire reinterpretare, alcuni aspetti, per così dire, eccessivamente schematici della legge 107. I sindacati firmatari, a loro volta, sembrano avviati a recuperare la loro storica funzione di agenti del negoziato e di una contrattazione largamente partecipata, senza seguire la facile – ma demagogica e opportunistica – via giustizialista alla regolazione di delicate questioni che riguardano la professionalità docente.

La cartina al tornasole del ritorno al dialogo tra le parti sarà ora costituita dal rinnovo contrattuale.