La guerra del TFA

La questione del TFA (Tirocinio Formativo Attivo), il nuovo percorso abilitativo avviato (faticosamente e con ritardo) dopo la soppressione della SSIS, sta dando luogo a una ennesima ‘guerra tra poveri’, e più precisamente tra i neolaureati e i ‘vecchi’ laureati non abilitati ma dotati di una certa anzianità di servizio, acquisita sommando anni di supplenze.

Entrambe le categorie hanno partecipato in massa alle prove di accesso ai corsi, ma come era naturale attendersi (la stessa cosa è successa per la prova preselettiva del concorso a cattedre, cui hanno partecipato anche molti ‘anziani’ che non hanno mai insegnato) molti concorrenti ‘anziani’ ma con parecchi anni di insegnamento precario alle spalle non sono stati ammessi al TFA ordinario, e hanno perciò aumentato la loro pressione affinché fosse organizzato solo per loro un TFA ‘speciale’, ad accesso facilitato (cioè senza prove di ingresso), nel quale la loro esperienza di lavoro fosse in pratica valutata come tirocinio.

La commissione Cultura del Senato la scorsa settimana ha approvato quasi all’unanimità uno schema di decreto legislativo, predisposto dal governo, che accoglie in sostanza questa richiesta. Il provvedimento sarà esaminato dalla commissione Cultura della Camera il prossimo 6 febbraio, con elevate probabilità di essere varato in via definitiva.

Le proteste degli ammessi ai TFA ordinari, reduci dal superamento di tre prove selettive, contro i TFA speciali non si sono fatte attendere (se ne è fatta interprete, in particolare, l’ADi), e ancora una volta le ragioni del ‘merito meritocratico’ – quello di aver superato prove selettive – finiscono per scontrarsi con quelle del ‘merito esperienziale’, per così dire, acquisito sul campo con anni di insegnamento precario.

Difficile dilemma e difficile scelta. Perfino Gian Antonio Stella, che pure ha definito sul Corriere della Sera  “peste bubbonica” le sanatorie ameritocratiche, alle quali assimila i TFA speciali, dice anche che “solo chi ha il cuore di pietra può non capire (…) le angosce e le sofferenze dei precari”.