La Flc-Cgil dell’Emilia-Romagna contro la riduzione della rete scolastica

La scuola dell’Emilia-Romagna ha già “subito, nell’ultimo triennio devastanti tagli che hanno fortemente ridotto l’offerta formativa, la sua articolazione e fruibilità sul territorio“. E ora bisogna evitarle un ‘colpo di grazia’ fermando l”operazione dimensionamento’ che, per la Cgil, altro non vuol dire se non “chiudere sedi scolastiche, accorpandone ad altre, togliere le scuole dal territorio, creare istituti scolastici ‘mostri’ la cui gestibilità sarebbe di dubbia efficacia e ridurre il servizio pubblico a favore dei cittadini“.

L’avvertimento è contenuto in una lettera che il segretario regionale della Cgil, Vincenzo Colla, e quello della Flc, Raffaella Morsia, hanno inviato al governatore Vasco Errani e all’assessore all’Istruzione dell’Emilia-Romagna, Patrizio Bianchi.

La richiesta è semplice: “Si rendano inefficaci, nel nostro territorio, gli effetti devastanti dell’articolo 19 della legge 111“, cioè la manovra di luglio che, per “fare cassa” e recuperare 172 milioni di euro “a danno delle scuole, ha l’esplicita finalità di ridurre la rete scolastica nei territori, di impoverire l’offerta formativa e di ridurre i posti di lavoro“.

‘Resistere’ alle disposizioni nazionali “riconfermerebbe la priorità di una scelta a favore di un servizio scolastico diffuso e di qualità, condizione peraltro imprenscindibile anche per accompagnare il sistema socio-economico della nostra regione verso la ripresa e lo sviluppo“, esortano Colla e Morsia. Contro i parametri del dimensionamento, e quindi le regole per accorpare gli istituti, la Cgil si è già espressa dicendo che, se applicati, produrranno “uno sconvolgimento nelle scuole in termini di nuovi tagli al personale e ulteriore impoverimento delle strutture statali a beneficio di quelle private“.