La Dichiarazione di Parigi
Lo scorso 10 novembre il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi ha preso parte alla sessione “Invest in education – a global mobilization for COVID-19 recovery and the futures of education” del Global Education Meeting 2021, organizzato a Parigi dall’UNESCO e dal Governo francese nell’ambito della quarantunesima Sessione della Conferenza Generale dell’UNESCO.
Intervenendo in tale occasione il ministro ha affermato che “L’Istruzione è la chiave per superare le grandi sfide che stiamo affrontando: la pandemia, i cambiamenti climatici, le disuguaglianze e la povertà sociale ed economica. Dobbiamo riconoscerle questo ruolo, investire sempre di più in questo settore” essendo consapevoli del fatto che “combattere la povertà educativa è combattere la povertà futura”.
I lavori dell’incontro, al quale hanno partecipato Capi di Stato e di Governo e Ministri dell’Istruzione, oltre che Ministri delle Finanze e della Cooperazione allo sviluppo sono stati aperti da Audrey Azoulay, Direttrice Generale dell’UNESCO, dal Presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, dalla Presidente della Repubblica Federale Democratica di Etiopia e Presidente della Commissione Internazionale per il Futuro dell’Istruzione, Sahle-Work Zewde, dal Presidente della Namibia, Hage Geingob, e dalla Primo Ministro tunisina, Najla Bouden Romdhane.
Al termine dell’evento i Paesi membri hanno adottato la “Dichiarazione di Parigi”, intitolata “A Global Call for Investing in the Futures of Education”, attraverso la quale hanno ribadito l’impegno a sostenere i finanziamenti per garantire un’Istruzione di qualità, inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti. Cliccando qui si può leggere il testo in inglese della Dichiarazione, che al di là della formulazione un po’ rituale, tipica dei documenti internazionali, impegna i governi a investire in educazione “almeno il 4-6% del PIL e/o almeno il 15-20% della spesa pubblica” utilizzando a tal fine in primo luogo le entrate del gettito fiscale ma puntando anche su nuove e originali fonti di finanziamento e sulla cooperazione pubblico-privato. Da notare che si parla di “Futures” dell’educazione, al plurale, nel rispetto delle diverse culture educative nazionali.
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