
La continuità didattica per gli alunni con disabilità passa dalla stabilizzazione dei docenti di sostegno

La promessa è sempre la stessa, da almeno 15 anni: garantire la continuità didattica agli alunni con disabilità stabilizzando i docenti di sostegno. Ministro dopo ministro, le dichiarazioni si susseguono, ma la realtà resta immutata: il turnover dei docenti di sostegno è ancora altissimo, con conseguenze dirette sulla qualità dell’inclusione scolastica.
L’ultimo a rilanciare l’impegno è stato Giuseppe Valditara, che il 3 dicembre 2022, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, aveva snocciolato un dato allarmante: “Il 59% degli alunni con disabilità cambia ogni anno docente di sostegno”.
Un problema noto, ma mai risolto. Il ministro aveva parlato della necessità di una riforma strutturale del sostegno, dichiarando all’ANSA: “Serve una legge di riforma del sostegno, altrimenti sono soltanto chiacchiere”.
Dopo avere evidenziato i punti critici, “In sintesi – aveva proseguito -, dobbiamo lavorare per dare continuità al rapporto psicologicamente ed educativamente importante tra ogni singolo allievo con disabilità e il suo insegnante di sostegno, dobbiamo aumentare il numero complessivo degli insegnanti di sostegno e dobbiamo perfezionare la loro preparazione professionale, dobbiamo investire nelle tecnologie informatiche che oggi sono un potentissimo aiuto in particolare per i ragazzi con disabilità, dobbiamo rendere possibile la partecipazione a più iniziative extrascolastiche, e provvedere alla rimozione delle barriere architettoniche”.
La continuità didattica per gli alunni con disabilità passa innanzitutto dalla stabilizzazione dei posti di sostegno, trasformando, se pur gradualmente, i posti in deroga in organico di diritto.
Attualmente i posti di sostegno in organico di diritto, definiti in precedenti legislazioni, sono 126.170; aumenteranno dall’anno prossimo soltanto di 1.866 unità e dal 2026-27 di altre 134, per complessivi 2.000 posti. Nel frattempo, però, i posti in deroga son andati aumentando ogni anno:
- 2019-20 → 79.164
- 2020-21 → 85.548
- 2021-22 → 95.755
- 2022-23 → 103.034
E si è in attesa di conoscere dal Portale unico i dati del 2023-24.
Quando nel 2026-27 i 2mila nuovi posti previsti dalla legge di Bilancio verranno inseriti in organico di diritto, i posti di sostegno in deroga saranno già aumentati di 28-32mila unità.
Morale? Mentre il governo prevede di stabilizzare solo 2.000 posti, i precari aumenteranno di almeno 28-32mila unità. Una goccia nel mare, che lascia intatta la stortura del sistema: quasi la metà degli insegnanti di sostegno continuerà a essere precaria, alimentando la discontinuità educativa.
Il freno del MEF: la riforma del sostegno può attendere
Il vero ostacolo? Non è la volontà politica del Ministero dell’Istruzione, ma i vincoli di bilancio imposti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). Stabilizzare gli insegnanti significa assunzioni a tempo indeterminato, aumento della spesa pubblica e investimenti strutturali, tutti elementi che la politica economica attuale non sembra disposta a sostenere.
Risultato? La riforma del sostegno, promessa da Valditara e da molti altri prima di lui, resta bloccata. Intanto, migliaia di studenti con disabilità continueranno a cambiare insegnante ogni anno, senza poter contare su un percorso stabile e personalizzato.
Il paradosso è servito: il problema è noto, ma i fondi non ci sono. Probabilmente la soluzione è un’altra, e implica un complessivo cambio di paradigma. Ne parleremo.
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