La CGIL-scuola impugna il Regolamento sulla valutazione

Si è svolto nei giorni scorsi, su iniziativa dell’Invalsi, un incontro con le Organizzazioni sindacali della scuola per discutere del Regolamento sul sistema di valutazione (DPR 80/2012). Il presidente INVALSI, come ha riferito la CGIL-scuola, ha assicurato che non si intende stilare graduatorie tra scuole, né, tantomeno, valutare il personale. Si vuole invece proporre una visione evolutiva della valutazione, capace di andare oltre gli esiti dei test per guardare al contesto, alla situazione di partenza, ai risultati a distanza, sempre nella direzione di sostanziare il valore aggiunto avendo a  riferimento gli “aspetti equitativi” ovvero non tanto i risultati medi, quanto la capacità delle scuole di ridurre discrepanze e disuguaglianze di partenza tra gli studenti.

Per il sindacato di Pantaleo, tuttavia, l’avvio del SNV avviene all’insegna di molte, importanti criticità. Non è chiaro, ad esempio, se ci siano parametri comuni da considerare nella autovalutazione di istituto, né in base a quali indicatori verranno individuate le scuole che saranno oggetto di valutazione esterna.

Sarebbe auspicabile inoltre che in questi contesti il peso dei test venisse ricalibrato in modo da uscire da quella sorta di delirio statistico cui si è assistito in questi anni in cui i test hanno costituito di fatto l’unico indicatore della valutazione.

In ogni caso, secondo il sindacato, è grave che, ancora una volta, si proceda su terreni che toccano direttamente il personale della scuola senza preventivamente sentire le OOSS.

Per tutti i sindacati presenti all’incontro c’è una riserva di fondo per la quale le OO.SS. hanno chiesto al Ministro un incontro proprio sui temi del SNV: non l’INVALSI, bensì il Ministro debba porsi come garante istituzionale del SNV nel quadro delle finalità costituzionali del sistema di istruzione e formazione.

Per tutte queste ragioni la FLC CGIL ha notificato al Tar Lazio il ricorso per l’annullamento del Regolamento (DPR del 28 marzo 2013, n. 80), ritenendo che quel provvedimento non solo è profondamente negativo e inadeguato alle esigenze della scuola italiana, ma anche illegittimo sul piano giuridico.