
Ieri abbiamo pubblicato l’articolo Ghizzoni (Pd): disabili rifiutati dalle paritarie, che riporta le dichiarazioni della parlamentare del Pd Manuela Ghizzoni, circa il comportamento di alcune scuole paritarie che avrebbero rifiutato l’iscrizione di alunni disabili. Sulla notizia, abbiamo ricevuto la precisazione della Compagnia delle Opere (CdO) – Opere Educative, che riportiamo integralmente:
Ghizzoni (Pd): disabili rifiutati dalle paritarie. Dispiace leggere certe affermazioni che presentano come diffuse situazioni isolate e certamente da interpretare.
Non si intende fare una difesa d’ufficio e per principio delle scuole paritarie, ma tali casi -se accertati- non riguarderebbero sicuramente la generalità delle scuole paritarie. Eppure, un certo modo di porre il problema finisce per gettare un’ombra infamante su tutta la categoria. Ma forse è proprio ciò che si vuole fare…
L’on. Ghizzoni afferma di essere a conoscenza di casi precisi? Ebbene, li citi e si metta in contatto con gli USR competenti per i provvedimenti necessari, ma si eviti di riferire l’accaduto al sistema delle scuole paritarie tout court.
Perché questo accanimento contro gli istituti non statali? Possiamo anche presumere che ci siano alcuni casi di inosservanza di quanto previsto dalla L.62/2000, ed è giusto allora che questi siano perseguiti fino alla revoca della parità. Ma farne l’oggetto, addirittura, di una interrogazione parlamentare, mettendo “in piazza” il problema quasi fosse una situazione generale e ricorrente, ci pare francamente troppo!
L’onorevole conosce i sacrifici e gli sforzi che tante scuole paritarie fanno per pagare gli insegnanti di sostegno (che le scuole statali invece hanno di diritto…) e il considerevole incremento di iscrizioni di alunni con disabilità da esse registrato in questi ultimi anni, a riprova della loro professionalità e attenzione all’umano? Forse no, o forse l’ignora volutamente…
Sarebbe più utile, ogni tanto, invece di puntare il dito inquisitore, rammentare che la legge di parità impone l’obbligo “sacrosanto” di accoglienza di qualsiasi domanda di iscrizione che condivida il progetto educativo, ma non mette a disposizione le corrispondenti risorse per onorarlo. Sarebbe più bello, ogni tanto, che si citassero anche i tanti (la stragrande maggioranza) di casi virtuosi di applicazione della norma ed i successi educativi e umani registrati pur senza le adeguate risorse finanziarie, mentre là dove queste ci sono spesso e volentieri non si registra la medesima attenzione alla persona, spingendo la famiglia a rivolgersi altrove…
Sarebbe più utile, infine, che anziché cercare di demolire il presunto “nemico”, si lottasse tutti per giungere, finalmente, ad una piena parità anche sotto il profilo economico, per mettere davvero le famiglie e gli alunni nelle condizioni di scegliere la scuola che più gli aggrada. La mancanza di libertà di scelta educativa, questa sì, “danneggia gli alunni e le loro famiglie, pregiudicando le previsioni costituzionali in materia di diritto all’istruzione“! Chissà perché, l’on. Ghizzoni non ha fatto l’interrogazione parlamentare su questo, che è un problema ben più grave e che tocca l’intera popolazione italiana, anziché su un particolare tutt’altro che certo…
Ma non vogliamo pensar male; probabilmente manca una adeguata conoscenza della realtà dei fatti, come spesso accade.
Così, per facilitare una più equa presa di coscienza di come stanno effettivamente le cose, ci permettiamo di consigliare la lettura delle tante testimonianze di insegnanti, genitori, dirigenti scolastici, raccolte nella rubrica della CdO Opere Educative presente sul quotidiano on-line il sussidiario.net. L’ultima, in ordine di tempo, si intitola proprio: “Io, insegnante, vi racconto la mia esperienza con I., ragazza autistica“.
Così come invitiamo l’on Ghizzoni, per verificare che non si tratta di “favole” ma di fatti veri, ad andare a vedere e a toccare con mano che razza di lavoro si fa nelle scuole paritarie con gli studenti disabili. Sarà la benvenuta.
Poi, magari, se ne potrà riparlare.
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