La Buona Scuola/3. Per una consultazione utile e trasparente

Nella newsletter della scorsa settimana ricordavamo che nell’introduzione del Rapporto sulla ‘Buona scuola’ si esprimeva l’intenzione di sottoporre il documento al “dibattito e confronto fino a novembre, nel quadro di quella che vogliamo diventi la più grande consultazione – trasparente, pubblica, diffusa, online e offline – che l’Italia abbia mai conosciuto finora”. E chiedevamo di sapere in che modo saranno raccolte, classificate, interpretate, rese note e utilizzate le prevedibilmente numerose valutazioni e proposte che arriveranno al Ministero nei due mesi della consultazione (la cui partenza è confermata per il 15 settembre, e non un mese dopo, come si era ventilato nei giorni scorsi).

Opportunamente, ci sembra, il governo ha voluto evitare di organizzare un sondaggio online sul documento del tipo: “date un voto da uno a dieci” (1=pessimo, 10=ottimo) ai diversi punti e sottopunti in cui esso è articolato, sia per evitare accuse di populismo mediatico  sia (e soprattutto) perché il documento ha un suo impianto unitario che verrebbe meno se alcuni dei suoi elementi portanti meno popolari – ma magari più qualificanti o innovativi – risultassero bocciati dalla consultazione.

È bene dunque che il governo si assuma la responsabilità del progetto nel suo insieme. Ma avendo sollecitato la partecipazione popolare alla sua valutazione non potrà non tenere in alcun conto l’esito della consultazione. Sempre che esso venga reso noto in termini chiari e comprensibili, sulla base di una documentazione verificabile.

Sarebbe un peccato, e un grave errore politico, se questo interessante esperimento di democrazia deliberativa finisse nelle nebbie di un indecifrabile ammasso di opinioni accatastate alla rinfusa, tenendo conto anche degli insoddisfacenti risultati di alcuni precedenti. Ricorda Giunio Luttazzo in una lettera indirizzata a Tuttoscuola (http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=34107) “quanto sia stato negativo ciò che è avvenuto con un’altra consultazione, quella svolta dal ministro Profumo sul valore legale dei titoli di studio”. Se ne è saputo ben poco, e non è cambiato nulla.