Ius Italiae (Ius Scholae): chi l’ha visto?

Il dibattito politico dell’estate scorsa è stato incentrato, soprattutto, sulla imprevista discesa in campo del segretario di Forza Italia, Tajani, sulla questione, annosa e mai risolta con lo Ius Scholae o lo Ius Soli, per l’attribuzione della cittadinanza italiana ai minori stranieri.

Mentre i partiti di opposizione si dichiaravano immediatamente favorevoli, offrendo il proprio sostegno alla proposta – sostegno che Forza Italia ha immediatamente respinto, contando di trovare invece condivisione dai partiti di Governo – i partiti di maggioranza si sono mostrati contrari (Lega) o quasi indifferenti (Fratelli d’Italia).

Forza Italia non ha comunque desistito e ha proceduto a mettere a punto il testo di una proposta che a ottobre ha ottenuto un’apertura di credito da parte di Fratelli d’Italia e la conferma del no della Lega.

Lo Ius Scholae, che gli azzurri hanno preferito intitolare Ius Italiae, prevede che “il minore straniero nato in Italia o lo straniero che arriva in Italia entro il compimento del quinto anno di età, che risiede ininterrottamente per dieci anni in Italia e frequenta e supera le classi della scuola dell’obbligo – 5 anni di elementari, 3 anni di medie e 2 di superiori -, può ottenere la cittadinanza italiana, a 16 anni”.

Lo Ius Italiae prevede anche che, finché è minorenne “la richiesta deve essere fatta da un genitore. Se il genitore non esercita questa facoltà, il ragazzo potrà chiedere la cittadinanza al compimento del 18esimo anno di età”.

Se condivisa dai partiti di maggioranza, la proposta potrebbe tradursi in disegno di legge e iniziare il normale percorso di trattazione in Parlamento nel corso del 2025.

Ma né alla Camera né al Senato è stato presentato in merito un disegno di legge di Forza Italia o del Governo, tanto da far pensare che l’idea rimanesse una “boutade” ferragostana.

Invece l’11 gennaio alla kermesse di Forza Italia a Rivisondoli (L’Aquila) Tajani ha affermato: “Non intendo fare marcia indietro. La nostra non è una proposta lassista, semmai una proposta più seria che rende più efficace la nostra legge riguardo alla concessione della cittadinanza a chi non nasce cittadino italiano.

Noi – ha detto Tajani – vogliamo regole più serie e magari anche più severe. Ma bisogna guardare ai 900mila studenti che frequentano le scuole italiane, che parlano italiano, che si sentono italiani, che possono diventare cittadini italiani. Tutto ciò non ha nulla a che fare con chi delinque. Chi delinque delinque, punto e basta, chi è straniero e delinque deve essere o arrestato o espulso. Però chi si comporta bene, dopo 10 anni di scuola in Italia credo che, vivendo nel nostro Paese, abbia diritto a diventare cittadino italiano”.

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