ITS, presentata l’Agenda per la crescita

Una bella scommessa in parte già vinta stando ai risultati raggiunti, ma che ancora in pochi conoscono. Parliamo degli ITS, degli Istituti Tecnici Superiori nati per rispondere alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche. E che nella maggior parte dei casi garantiscono un impiego sicuro a chi li frequenta: i tassi di occupazione a un anno dal diploma sono altissimi (80%), i percorsi sono tanti e in crescita. Attualmente sono 91, 6 le aree tecnologiche individuate (Efficienza energetica, Mobilità sostenibile, Nuove tecnologie della vita, Nuove tecnologie per il Made in Italy, Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali, Tecnologie dell’ informazione e della comunicazione). Una realtà in crescita, ma ancora di nicchia. Proprio per questo motivo lo scorso 16 marzo, presso la Camera dei Deputati, è stata presentata l’Agenda per la crescita degli ITS. Tante le personalità istituzionali intervenute, dal presidente Indire, Giovanni Biondi a Simona Malpezzi (PD), passando per il vicepresidente della Camera, Simone Baldelli (Pdl), Alessandro Mele (coordinatore della Cabina di Regia del Sistema ITS) e Gianna Fregonara (Corriere della Sera) che ha moderato la seconda parte del workshop. E poi Uil Scuola, Cgil nazionale e alcuni ragazzi e  imprese che hanno scommesso proprio sugli ITS. Tuttoscuola ha seguito l’evento in diretta.

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Un workshop iniziato con ben due saluti, quello della ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, e del sottosegretario all’istruzione, Gabriele Toccafondi che non hanno potuto essere presenti per impegni istituzionali. “Mi spiace non essere con voi – ha fatto sapere Fedeli – il Miur attribuisce ruolo strategico agli ITS: rappresentano un importante tassello nella formazione del nostro Paese”. D’accordo con queste parole Toccafondi: “La formazione terziaria non universitaria si sta realizzando e cammina su gambe solide”.

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A dimostrarlo sono i fatti, quelli raccontati da chi un ITS lo ha frequentato. Tre ragazzi hanno portato le loro storie. C’è chi, venuto da un percorso accademico, ha cercato nel suo ITS quella pratica e quell’inserimento nel mondo di lavoro che non ha trovato nella sua università. C’è poi chi racconta come il suo tirocinio di sei mesi sia stato fondamentale per fargli capire quale fosse la sua strada e chi, proprio grazie a un corso ITS, è riuscito a trovare un impiego che ora gli permette di crescere e fare viaggi intercontinentali. Storie di giovani che hanno trovato tutti un impiego grazie al percorso all’interno di un Istituto Tecnico Superiore e che non hanno più di 25 anni.

Fino ad ora sono stati i risultati a parlare, le storie di successo e di sogni realizzati. “Che bisogno c’è, allora, di far entrare le università negli ITS? Quale valore aggiunto possono dare?”. A chiederlo è Giovanni Biondi, presidente Indire.È vero – aggiunge – anche gli ITS hanno le loro debolezze. Funzionano se c’è un matrimonio con le imprese del territorio. Lì dove questo manca, devono chiudere”.

Non è proprio dello stesso parere Simona Malpezzi: “Non vedo perché università e ITS non possano convivere. Io guardo i dati e quelli che ora mi interessano riguardano la dispersione scolastica. Se i ragazzi si disperdono, bisogna offrire loro di più”.

A dare manforte a Malpezzi ci hanno pensato alcuni presidenti delle fondazioni ITS presenti nelle sala Aldo Moro della Camera in cui è avvenuto il workshop. Il problema che hanno portato all’attenzione di tutti non è di poco conto: è vero che i diplomati agli ITS trovano occupazione, ma poi viene impedito loro di fare carriera visto che per alcuni ruoli è necessario avere una laurea, anche triennale.  Va pensato, secondo loro, un percorso da intraprendere, magari, insieme alle università.

A cercare di dare soluzione a questo problema le parole di Alessandro Mele: “Parliamo delle lauree professionalizzanti: l’8 marzo c’è stata la prima riunione della cabina di regia, un momento importante dove abbiamo riscontrato una volontà politica molto determinata a uscire dalla querelle che impegna università e ITS. Il 2018 è l’ipotesi di partenza delle lauree professionalizzanti. Dobbiamo lavorare duramente per trovare i punti di unione di un sistema variegato.Ascolteremo tutti con grande attenzione cercando di costruire dialogo e collaborazione. Oggi gli ITS hanno vinto un importante battaglia: per la prima volta siamo presenti in una realtà istituzionale. Quello degli ITS è un sistema che ha dato delle risposte concrete e che vorrebbe crescere. Ci vorrebbe un decreto legge. Oggi hanno parlato i fatti, ma noon possiamo pensare che il mondo finisca nel nostro condominio. La crisi e la disoccupazione è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo uno strumento, quello degli ITS, che offre l’80% di occupazione. Non abbiamo però la capacità di reagire a un problema cronico del nostro Paese, la mancanza di tecnici specializzati. Abbiamo uno strumento che potrebbe risolvere il problema e non riusciamo nemmeno a tirare fuori una briciola (13 milioni di euro). Abbiamo bisogno di risorse e provvedimenti“.