Italia e Finlandia a confronto, un approfondimento in vista della diretta gratuita del 30 marzo

Il primo focus di Tuttoscuola sui nuovi modelli di scuola sta per arrivare. La diretta gratuita si svolgerà infatti proprio giovedì 30 marzo, alle ore 18. Per iscriversi gratuitamente basta cliccare su questo link. 

Il modello di scuola finlandese, ne parliamo in una diretta gratuita giovedì, 30 marzo, alle 18.

Nel webinar parleremo del modello di scuola finlandese, fondato sulla fiducia e sul dialogo tra le componenti della comunità scolastica, si può applicare anche in Italia, a normativa vigente. Per fornire un approfondimento in più a chi vorrà iscriversi alla diretta gratuita di Tuttoscuola, Marco Braghero, esperto di sistemi formativi che da quattro anni svolge un dottorato di ricerca (Phd) presso l’università di Jyvaskyla in Finlandia e curatore del webinar, ha scritto un articolo sul servizio pubblico come servizio di coaching, utile a fare un confronto tra Italia e Finlandia.

Il servizio pubblico come servizio di coaching, il confronto tra Italia e Finlandia

In generale, l’articolo è rivolto alle comunità territoriali italiane e finlandesi impegnate nella RA (Ricerca – Azione) e anche a tutti coloro che stanno lavorando per migliorare le interconnessioni tra i servizi pubblici e i dialoghi con i cittadini. Il servizio pubblico, immerso nella complessità contemporanea, si trova spesso impreparato ad ascoltare e sostenere le persone nelle loro fatiche quotidiane, ad alleviare e prevenire l’ansia, e a far ritrovare fiducia nelle istituzioni e nelle proprie risorse.

Costruire e connettere reti: la sfida del servizio di coaching

Il servizio pubblico come servizio di coaching è un’opportunità per una sfida necessaria. La missione è quella di saper costruire e connettere reti: essere coach inter e multiculturale, capace di promuovere e realizzare una mobilitazione collettiva. Abbiamo bisogno di persone che lavorano nei servizi, capaci di muoversi tra i diversi settori, di essere, come diceva Langer, mediatori culturali, costruttori di ponti, saltatori di muri e “attraversatori” di confini.

Impossibile progettare la vita: che fare?

L’approccio dialogico si sviluppa da quasi trent’anni in Finlandia, soprattutto nelle governance locali, implementando il local to local ed accompagnando il processo di riforma degli enti locali e dei servizi pubblici. La necessità di cercare e provare nuovi paradigmi ed approcci è stata sollecitata dalla crisi economico-finanziaria, di pensiero e di etica pubblica, che ha coinvolto cittadini e istituzioni; crisi che colpisce soprattutto i giovani e le categorie più vulnerabili. L’aumento dei neet, l’indebolimento delle strutture familiari, la precarizzazione della vita, sempre più “di scarto” (come diceva Bauman) producono costi, per le persone, di natura insolita. Questa precarietà e situazione d’incertezza oggettiva e soggettivamente esperita, si manifesta nella limitata capacità o nell’impossibilità di progettare la propria vita sia a breve sia a lungo termine. L’amministrazione pubblica si trova in disarmato affanno di fronte a richieste sempre più pressanti ed alla mancanza, ormai cronica, di risorse; il suo primo compito, nella crisi che stiamo vivendo in Europa, è quello di abbassare le tensioni, diminuire le preoccupazioni, facilitare l’accesso ai servizi e migliorare la qualità della vita delle persone.

Servizio pubblico: un investimento e non una spesa

Ri-pensare una pubblica amministrazione che possa sostenere e rispondere alle istanze di giustizia sociale, di ri-orientamento, di scoperta delle risorse collettive e personali inesplorate latenti o inutilizzate, diventa politicamente strategico, vitale e ri-generativo. Considerare il servizio pubblico come un investimento e non come una spesa è una sfida: rinnovare i servizi con una nuova visione e permettere così ai cittadini, grazie a questo cambiamento culturale, di riprendere fiducia nelle istituzioni, di impegnarsi nell’essere più responsabili nei confronti della comunità e di contribuire a migliorare i servizi stessi. È un capovolgimento di paradigma: da quello della paura e del controllo a quello improntato alla responsabilità e all’impegno.

Le responsabilità del servizio pubblico

In questo momento il servizio pubblico appare responsabile al 100% del servizio che offre; è responsabile in modo unilaterale, non c’è alcuna reciprocità. Come sostiene Sen: “Lo sviluppo come libertà entra in competizione con lo schema di welfare dell’aiuto condizionato“. Il servizio pubblico ha la responsabilità di aiutare, a prescindere da ciò che l’altro faccia per farsi aiutare. A partire da questa responsabilità unilaterale, il servizio pubblico può sviluppare e creare capacità di impegno e responsabilità collettive, come sostiene anche Nussbaum. Il servizio pubblico ha a che fare con persone e comunità portatori di differenti interessi e anche di differenti vulnerabilità. Se assumiamo il termine vulnerabilità nell’accezione delle distinzioni linguistiche, proprie del coaching ontologico trasformazionale di Echeverria, possiamo comprendere come questo possa tradursi in un punto di forza. Mostrarci vulnerabili, come persone e come servizi, dichiarare di non sapere o di aver bisogno di aiuto, ci rende umani e ci connette agli altri. Questo aprirsi, esporsi, mostrarsi vulnerabili è una competenza fondamentale nello sviluppo delle abilità direttive e dialogiche. La persona che si confronta con la propria vulnerabilità, dice Jacob, procede come un bricoleur, “il quale non sa esattamente che cosa produrrà, ma recupera tutto quello che trova in giro. Egli si arrangia con gli scarti. La maggior parte delle volte, gli oggetti che produce non appartengono a un progetto più generale, ma sono l’esito di avvenimenti contingenti, il frutto di tutte le occasioni che gli si sono presentate per arricchire la sua raccolta di cianfrusaglie”. La vulnerabilità è un intreccio che da una parte limita il proprio capability set, dall’altra sviluppa un processo di adattamento creativo, in termini di abilità, opportunità, potenzialità.

La grande sfida per gli operatori pubblici

L’accettazione come capacità di considerare l’altro o la situazione come legittima in se stessa, parte dal presupposto che la percezione della realtà non è altro che un punto di vista soggettivo. Tollerare l’incertezza comunica l’idea di un confronto solo rinviato, mentre l’accettazione comunica la nostra disponibilità a costruire relazioni e situazioni sulla base dell’uguaglianza e della fiducia. L’incertezza e la vulnerabilità diventano nostri alleati sviluppando nuove competenze e rafforzando la resilienza. Ammettere e accettare l’ambiguità e l’incertezza è la grande sfida per gli operatori pubblici. La RA Public Service as a Coaching Service vuole indagare sulla possibilità di trasformare i servizi pubblici in servizi di coaching per la comunità e per questo propone “l’approccio dialogico integrato al coaching” e si impegna a verificare se lo stesso può essere considerato una innovazione sociale. La progressiva inclusione consapevole degli utenti nei servizi così integrati fa sì che al 100% di responsabilità dei servizi corrisponda il 100% di responsabilità degli utenti, che con le loro domande e richieste implementano il servizio stesso creando reciprocità. Una delle caratteristiche dell’approccio dialogico è il pieno ingaggio e la consapevolezza delle parti coinvolte, ognuna nella e dalla sua posizione, dal suo confine. Più confini tracciamo, più confini abbiamo da attraversare.

Saper riconoscere, anticipare e prevenire: le competenze dei servizi pubblici

In tutti i Paesi che hanno elaborato sistemi di welfare, le prestazioni vengono offerte e realizzate dai servizi in maniera settoriale, con una specializzazione verticale ed una integrazione orizzontale debole. La vita quotidiana, a differenza della burocrazia, non è suddivisa in settori quindi diventa indispensabile saper attraversare i confini tra i settori, i servizi, i professionisti, gli utenti e le loro reti sociali e tra le dimensioni del pubblico, del privato e del terzo settore. Il settore che indaghiamo è un servizio integrato e inclusivo, nella accezione di Habermas, capace di tenere insieme gli utenti, il terzo settore e il privato. Capace, come dicono Arnkil ed Erickson, di intervenire prima, in tempo “nella zona grigia di preoccupazione”. Saper riconoscere, anticipare, prevenire ed occuparsi prima delle preoccupazioni, è una delle  competenze che i servizi pubblici dovranno acquisire, determinando un piano di azione con la sensazione che sia possibile risolvere il problema.

Non ci può essere innovazione senza rappresentanza

Latour sostiene che le connessioni di rete sono necessarie perché le cose accadano. Quando le idee si muovono attraverso le reti, si incontrano e si connettono interessi, mai identici. Il servizio pubblico come servizio di coaching, è un servizio che include le rappresentanze della comunità territoriale che gli è propria. Secondo il pensiero di Latour, confermato dall’esperienza finlandese, non ci può essere innovazione senza rappresentanza. Non c’è rappresentanza senza dialogo. Il dialogo nell’approccio dialogico integrato al coaching collega un punto qualsiasi con un altro punto qualsiasi della rete, è acentrico e non gerarchico, come il concetto di «rizoma» così come espresso da Deleuze e Guattari. Questa RA studia come l’approccio dialogico abbia cambiato la pratica dei servizi pubblici in alcuni enti locali in Finlandia, ma anche ciò che alcuni territori italiani, in questi ultimi anni, sono riusciti a costruire utilizzando gli strumenti che la Legge n.142 dell’8 giugno 1990 sull’ordinamento delle autonomie locali mette a disposizione. Anche il report della rete internazionale Cities of Tomorrow ha permesso di comprendere che i wicked issues, problemi diabolici complessi di difficile soluzione, sono comuni e trasversali in tutte le realtà e che riguardano in particolare i servizi sociali.

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