L’innalzamento avrebbe come conseguenza la soppressione di ulteriori 1.331 posti di dirigenti scolastici e di circa 1.660 posti di direttore dei servizi amministrativi.
Una previsione che se fosse approvata, come sembra sicuro, entro il corrente mese di novembre, non contribuirebbe, certo, ad aiutare le regioni già impegnate nella predisposizione degli atti istruttori di definizione, entro il prossimo mese di dicembre, della programmazione della rete territoriale delle istituzioni scolastiche.
Come spesso accade al Miur, la produzione di leggi, norme e atti d’indirizzo, caratterizzata da logiche complessive di adesione o di contrasto, non viene accompagnata da un’adeguata attenzione alla loro applicazione per contrastare il pericolo di essere percepite dalle Regioni e dalla scuola come un’imposizione dall’alto.
Sarebbe, infatti, interessante sapere quanti dirigenti scolastici, consigli d’istituto e collegi dei docenti abbiano discusso su come contribuire alla concretizzazione del progetto di riorganizzazione, che pure ha notevoli implicazioni sul sistema di erogazione del servizio d’istruzione. Conclusione? La mancanza di condivisione della “rivoluzione” del comprensivo renderà pesante il clima scolastico, con il rischio di non produrre cambiamenti significativi.
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