Istituti tecnici e professionali/4: un terreno di dialogo per la politica

In questo ondeggiare tra una soluzione e un’altra di quello che forse è il principale nodo irrisolto del nostro sistema formativo, c’è un’altra considerazione che spinge invece nel verso della soluzione "panlicealista". L’agibilità politica e sociale di una soluzione che mantenesse l’istruzione tecnica e professionale all’interno del sistema liceale sarebbe assai maggiore di quella che avrebbe una coerente attuazione dualistica della legge 53 (50 e 50%), che comporterebbe forti resistenze, scontri istituzionali (c’è il problema della competenza esclusiva delle Regioni sul canale professionale), complicazioni sul piano della gestione del personale (cattedre, mobilità) e nelle relazioni sindacali: i maggiori sindacati hanno preso posizione contro la "regionalizzazione" dell’istruzione professionale (e a maggior ragione di quella tecnica).
Sul versante politico la scelta di un modello di ampia licealizzazione potrebbe offrire all’opposizione un terreno di confronto, se non di partecipazione, in un’ottica "no partisan": la rinuncia di fatto al contestato "sistema duale" significherebbe infatti il sostanziale ritorno al modello unitario della legge n. 30/2000, come si mostra in un articolo pubblicato nel numero di maggio di "Tuttoscuola" col titolo "L’istruzione tecnica e professionale nella bufera".
Se si andasse in questa direzione, potrebbero però esserci tensioni politiche all’interno della maggioranza, nella quale una parte di Forza Italia e l’UDC si sono espresse in favore della dislocazione degli istituti tecnici e professionali all’interno del sistema di istruzione e formazione professionale. Ma tra ritardi e incertezze, provocate anche dall’ambiguità del quadro istituzionale, sul quale grava l’ombra della "devolution", sembrano ormai per molti venute meno le condizioni per avviare un’operazione di tale complessità, e di così elevato rischio elettorale.