
Invalsi/2. Rischio chiusura scampato, ma…
Nei giorni in cui sembrava che l’Invalsi sarebbe stato trattato peggio dei tanti enti inutili che ancora una volta sono riusciti a passare tra le maglie della Legge di Stabilità, qualcuno si è quindi posto il problema di che cosa sarebbe successo se l’Istituto non avesse ricevuto i 10 milioni di euro che gli assicurano quanto meno di far fronte agli impegni del 2015.
Sarebbe sopravvissuto l’Invalsi a un così drastico taglio delle risorse? Forse sì, almeno in teoria. Ma a queste condizioni:
– di spostare indietro le lancette dell’orologio fino a prima dell’anno 1999, quando il Cede (Centro Europeo dell’Educazione) fu sostituito dall’Invalsi (Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema di Istruzione);
– di concentrare l’attività dell’Invalsi sulle indagini internazionali, che il Cede ha sempre svolto decorosamente a costi assai contenuti;
– di limitare i test nazionali a piccoli campioni, utilizzando per la vigilanza personale a titolo volontario, per la gestione dei dati supporti informatizzati, e per la valutazione dei risultati una piccola task force di ispettori;
– di utilizzare come ricercatori e personale amministrativo esclusivamente dipendenti della scuola in posizione di comando, azzerando inoltre qualunque compenso per gli organi direttivi (come avveniva al tempo del Cede).
Uno scenario inverosimile, non accettabile per un sistema di istruzione che riconosce la necessità di dotarsi di un efficace servizio di valutazione, che ha indotto un ampio schieramento bipartisan a sostenere l’emendamento salva-Invalsi, e con esso il faticoso lavoro iniziato quindici anni fa. Ma forse non tutti hanno festeggiato lo scampato pericolo…
Solo gli utenti registrati possono commentare!
Effettua il Login o Registrati
oppure accedi via