Invalsi/2. L’Invalsi cambia rotta?

La scorsa settimana abbiamo dato notizia della costituzione, da parte del ministro Carrozza, di una commissione di cinque esperti, presieduta dall’ex ministro Tullio De Mauro, incaricata di selezionare e proporre una rosa di candidati alla sostituzione del dimissionario Paolo Sestito alla presidenza dell’Invalsi, previa pubblicazione di un bando di concorso che sarà emanato in tempi rapidi.

Della commissione fanno parte, oltre a De Mauro, Benedetto Vertecchi, professore di Pedagogia sperimentale a Roma Tre (già presidente Invalsi dal 1996 al 2001); Clotilde Pontecorvo, professore emerito di Psicologia dell’educazione dell’Università Sapienza di Roma; Cristina Lavinio, professore ordinario di Didattica delle Lingue moderne dell’Università di Cagliari; Giorgio Israel, professore ordinario di Storia della matematica dell’Università Sapienza di Roma.

Alla luce della lettera di cui si parla nella news precedente (che è di luglio e reca anche la firma di Vertecchi) l’orientamento maturato dal ministro sembra chiaro: nella commissione da lei nominata domina l’area pedagogica-psicologica-linguistica, non c’è nessun economista e il matematico Israel non ha mai nascosto la sua avversione per i test dell’Invalsi come per quelli dell’Ocse.

Alla guida dell’Invalsi tornerà dunque molto probabilmente un esponente di questa area ponendo termine alla stagione degli economisti (Cipollone, Sestito). Se ne preoccupa molto l’economista Andrea Ichino, che in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera dello scorso 6 dicembre scorge in questo passaggio un “addio mascherato ai test Invalsi”, cioè alla valutazione esterna, e la sua sostituzione ‘strategica’ con pratiche autovalutative nelle quali il Ministero della PI tornerebbe a svolgere un ruolo importante e anche autoassolutorio.

Ci auguriamo che il pessimismo di Ichino venga smentito dai fatti. Fare passi indietro o di lato nella valutazione di sistema tramite prove oggettive sarebbe un grave errore, anche se va detto che i test si possono certamente fare meglio, e dovrebbero essere affiancati e integrati con attività di ricerca anche qualitativa adeguatamente sviluppate.