
Invalsi: Ricci confermato, si rafforza l’inclinazione tecnologica dell’Istituto

Lo scorso 7 agosto 2025 il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha nominato il dr. Roberto Ricci Presidente dell’Invalsi per il quadriennio 2025-2029. Per Ricci si tratta di un secondo mandato, avendo egli ricoperto l’incarico dal 6 agosto 2021 per nomina dell’allora ministro Patrizio Bianchi.
Contestualmente il ministro Valditara ha nominato il dottor Paolo Branchini, fisico dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), come nuovo componente del consiglio di amministrazione dell’Istituto in sostituzione della professoressa Renata Maria Viganò, docente di Pedagogia sperimentale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Milano.
Con la conferma di Ricci, formatosi e affermatosi come statistico, e l’ingresso di Branchini, scienziato di formazione fisico-matematica nel Cda al posto della pedagogista Viganò, si accentua la tendenza dell’Istituto a operare in una dimensione spiccatamente tecnologica, con un approccio ai dati fondamentalmente quantitativo, come lo era stato anche con le presidenze degli economisti di provenienza Bankitalia Cipollone e Sestito tra il 2008 e il 2014, e un po’ meno con la presidenza della psicopedagogista Anna Maria Ajello, allieva del pedagogista Aldo Visalberghi, nominata dalla ministra Carrozza e confermata dalla ministra Fedeli tra il 2014 e il 2021.
In questa direzione va interpretata la nomina nel Cda di Paolo Branchini, già consigliere del ministro per le Stem, e a quel titolo nominato curatore del progetto sugli assistenti virtuali a scuola, avviato nel 2024 all’inizio del nuovo anno scolastico con la collaborazione di Google come partner tecnologico scelto. Una sperimentazione limitata (15 scuole medie e superiori in Calabria, Lazio, Toscana e Lombardia) di durata biennale, alla fine della quale, come spiegato dallo stesso Branchini, si procederà alla valutazione comparativa dei risultati ottenuti nei test Invalsi degli alunni delle classi sperimentali con quelli ottenuti dai loro compagni frequentanti classi standard dello stesso istituto, tutti provenienti comunque dallo stesso contesto sociale e geografico. I confronti riguarderanno in particolare le materie scientifiche e le lingue.
Se la sperimentazione avrà successo, “nel 2026 ci sarà cambiamento epocale nella didattica”, è la sua conclusione.
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