Integrazione alunni stranieri: le proposte dell’Osservatorio              

Di Alfonso Rubinacci

Il volto della nostra società è completamente cambiato nel giro di pochi anni in conseguenza dei flussi migratori sempre più ampi  che comportano una varietà di presenze etniche  e religiose prima sconosciute  provenienti da culture diverse e paesi lontani che hanno introdotto la necessità di disegnare modelli di integrazione capaci di superare conflitti generazionali e culturali.

L’immigrazione un fenomeno ormai strutturale complesso da governare, specialmente sul terreno dell’immigrazione, non va drammatizzata ma affrontata con una strategia che riconosca le implicazioni della sfida migratoria e sappia rispondere alle insicurezze identitarie dei cittadini. La ricaduta più evidente è che non esiste un’Italia monoculturale o per meglio dire omogenea pur nella varietà e ricchezza della sua tradizione storica.  Questo scenario  impone di fare scelte volte a guidare il processo di integrazione per renderlo il più possibile fecondo e ordinato, rispettosa della identità di tutti e di ciascuno.

Nel numero di gennaio 2020 Tuttoscuola ha pubblicato il dossier relativo alle linee d’azione dei cinque gruppi elaborate dall’’ Osservatorio per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura, organo di consultazione istituito e rinnovato dal ministero dell’Istruzione a dicembre 2019.

L’Osservatorio è composto da dirigenti scolastici, rappresentanti di associazioni e istituti di ricerca, di altri ministeri ed è organizzato su cinque gruppi tematici. Insegnamento dell’italiano come lingua seconda e plurilinguismo; Formazione del personale e istruzione degli adulti; Curriculo scolastico in prospettiva interculturale; Cittadinanza e nuove generazioni; Scuole e periferie multiculturali.

Compito principale dell’Osservatorio  è fare proposte e indicare soluzioni , a partire dalle esperienze delle scuole e dalle pratiche del territorio, per un adeguamento delle politiche di integrazione  alle reali esigenze di una scuola multiculturale, in continua trasformazione.

In questi mesi l’Osservatorio ha lavorato a distanza. L’articolato ed interessante documento elaborato per le scuole è il frutto  delle riflessioni e delle esperienze raccolte:  E’ la lingua che ci fa eguali. Nota per ripartire senza dimenticare gli alunni stranieri,  articolato su sette punti critici e altrettante proposte operative. 

“Bisogna realizzare – ha sottolineato a Tuttoscuola il Sottosegretario all’Istruzione Giuseppe De Cristofaro – misure compensative, a partire dai mesi estivi e dai giorni che precedono l’avvio dell’anno scolastico, per quanti sono stati penalizzati dalla didattica a distanza. E tra questi ci sono i figli di immigrati, i bambini rom , gli studenti nei Centri di istruzione per adulti. Le situazioni di povertà educativa, nelle grandi periferie urbane per esempio, la mancanza o scarsità di strumenti o connessioni, l’inadeguatezza degli spazi abitativi, le difficoltà linguistiche, hanno accentuato, e potrebbero accentuare ancora, le disuguaglianze nelle opportunità educative, e le distanze, già condizionate dalle differenze socioculturali di partenza”.

Tutto questo richiede mezzi finanziari, ma soprattutto una cultura d’intervento a più facce, una capacità di affrontare i problemi in maniera sistemica, che è l’unico mezzo per rendere realmente produttivi gli investimenti. Gli sviluppi della collaborazione interistituzionale di sostegno alle politiche di integrazione linguistica e sociale degli immigrati consentono non solo di replicare in modo più rapido e preciso quanto si faceva prima, ma di fare cose nuove.

Si ringrazia la d.ssa Clelia Caizza e Vinicio Ongini  che hanno concorso  a costruire, grazie anche all’apprezzata disponibilità degli interlocutori coinvolti, il contenuto del documento.                                                 

Per ulteriori informazioni  contattare la Segreteria organizzativa: Ufficio 4, Direzione generale per lo studente, l’inclusione, l’orientamento scolastico.
dgsip.ufficio4@istruzione.it

*Responsabile scientifico Tuttoscuola

OSSERVATORIO NAZIONALE  PER L’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI STRANIERI E L’INTERCULTURA

E’ LA LINGUA CHE CI FA UGUALI
Nota per ripartire senza dimenticare gli alunni  stranieri

Una premessa: gli alunni stranieri e la chiusura delle scuole

Gli studenti con background migratorio appartengono alla quota di popolazione scolastica che ha subito i maggiori danni dalla didattica a distanza (DAD). E da un e-learning che per più ragioni, non tutte riferibili soltanto alle circostanze emergenziali in cui è nata la sua forzata generalizzazione, non è stato in grado di sviluppare tutte le sue potenzialità e di declinarsi sui bisogni formativi specifici dei suoi destinatari. Gli alunni stranieri sono per la gran parte anche loro vittime, per motivi comuni e in parte diversi da quelli di altri studenti, del surplus di diseguaglianza che, per effetto della pandemia,si è abbattuto su un sistema scolastico già tutt’altro che solido in termini di equità sociale, spesso incapace di assicurare opportunità formative eguali per tutti e di compensare le disparità determinate dalle differenze socioculturali di partenza.

Un sistema scolastico, nel caso dei figli dell’immigrazione, ancora sprovvisto – a più di venticinque anni dall’inizio dell’esperienza – di tutte le  risorse organizzative e professionali necessarie.

In questi mesi, gli insegnanti, le scuole, i CPIA  hanno inventato e sperimentato modi e mezzi per colmare il vuoto grazie alla didattica a distanza, che sarebbe più corretto definire in questa fase “didattica di emergenza”, dati le ragioni e i tempi che l’hanno resa obbligatoria e immediata. In molti casi, la didattica a distanza tuttavia ha fatto emergere le differenze, più che costruire inclusione. E questo per vari motivi. Mentre la scuola e le situazioni di apprendimento formale si basano su routine, regole e ruoli comuni –  tutti sono in situazione di apprendimento, in spazi pubblici, alle prese con gli stessi compiti in vista di traguardi comuni – la didattica a distanza irrompe nelle case. Si scontra con le situazioni di povertà educativa, l’assenza o la scarsità di dispositivi e strumenti individuali e di reti di connessione adeguate,  la compressione e condivisione degli spazi, la sovrapposizione dei tempi, le difficoltà tecniche e linguistiche, la perdita di motivazione di alcuni, sopraffatti dalle paure che bloccano e da solitudini  che annichiliscono. Con molte aggravanti quando gli studenti sono neoarrivati o quando, come per la gran parte di quelli dei CPIA, non appartengono all’immigrazione stabilizzata, hanno residenze precarie, sono minori accolti in case-famiglia, vivono in contesti particolarmente poveri e difficili. Sono studenti delle nostre scuole anche molti stranieri detenuti.         

E’ dunque importante che, a fronte di una riapertura delle scuole a settembre che richiederà con tutta probabilità l’adozione di modalità organizzative inedite e sperimentali,  l’alternarsi e l’integrarsi di attività didattiche in presenza e a distanza,la realizzazione di misure compensative per gli studenti in maggiore difficoltà, si faccia rapidamente il punto anche sulle criticità che riguardano gli studenti con background migratorio– sui quali peraltro è calato da tempo il silenzio –  e si individuino apposite proposte. Senza dimenticare le forti differenze che ci sono, nel rapporto con la scuola e con l’apprendimento, tra  nati in Italia e nati all’estero, tra chi ha alle spalle un regolare percorso di scolarizzazione e una storia di apprendimento linguistico e chi porta il peso di una scarsa scolarizzazione, e comunque sempre a partire, come è nel metodo che l’Osservatorio si è dato finora, dalle esperienze che le scuole stanno facendo, dalla riflessione sui loro esiti, dalle iniziative in corso o progettate.

Di seguito, alcune criticità evidenziate e alcune proposte operative

1. Prima di tutto l’italiano

L’apprendimento di una seconda lingua avviene soprattutto in relazione e in “immersione”, nella quotidianità dei gesti e del fare insieme, nel fluire delle esperienze e dei racconti.  L’italiano s’impara giorno dopo giorno nella relazione con gli insegnanti e con i compagni. Lo si apprende facendo, esplorando, provando, imparando altre discipline, ma sempre grazie a parole in italiano che circondano e raccontano le azioni. La scuola e i corsi sono il contesto di contatto linguistico privilegiato, quotidiano, affettivo e motivante. Qui l’esposizione alla seconda lingua è intensa e continuativa, sia nella qualità che nella quantità. E’  la colonna sonora del tempo insieme,  attiva e permeante per 35/40 ore settimanali, per i bambini e i ragazzi e per  8/12 ore settimanali,  per i giovani e gli adulti.Ma il cammino iniziato si è  interrotto all’improvviso,  bloccato a metà strada, è rimasto sospeso proprio in una fase cruciale. Senza scuola, l’esposizione alla lingua viene interrotta bruscamente e il percorso di apprendimento si  blocca e anzi rischia di regredire, riconsegnando molti alla condizione di “neoarrivato di ritorno”.

Per rispondere a questo tempo “senza lingua”, è importante mettere al centro il tema dell’apprendimento dell’italiano come seconda lingua per apprendenti, livelli e usi differenti. 

Proposte per l’italiano L2 in presenza e a distanza

– lanciare un piano nazionale di Italiano L2 nelle scuole, nei territori, attraverso le associazioni  e anche coinvolgendo  la RAI, a partire dalla consapevolezza che: “E’ la lingua che ci fa uguali” (Don Milani)
– segnalare e mettere in comune materiali linguistici interattivi e gratuiti, sperimentati in questo periodo  e utili anche per l’autoapprendimento 
– promuovere e diffondere progetti di apprendimento in “tandem”, anche a distanza, abbinando un tutor italofoni/ un compagno più grande/un volontario… a un alunno non italofono 
– promuovere progetti di Service-Learning che impegnino gli alunni delle classi interessate a realizzare relazioni di conoscenze e di aiuto nell’apprendimento della lingua e nello svolgimento dei compiti scolastici, ma anche alla reciproca conoscenza e scambio di esperienze e conoscenze tra i componenti delle coppie coinvolte e alla crescita della cultura dell’inclusione nelle classi interessate.Progetti di Service-Learning finalizzati all’insegnamento della lingua italiana e al supporto agli alunni stranieri possono vedere protagonisti attivi non solo studenti delle istituzioni scolastiche, ma anche studenti universitari.

2. Misure compensative, in estate e a settembre

Per contrastare e riparare gli effetti della chiusura delle scuole è necessario predisporre misure di recupero  e di compensazione nei prossimi mesi estivi e nei giorni precedenti alla riapertura di settembre. Lo si può fare con iniziative extrascolastiche nei “centri estivi”, condotte in collaborazione tra Comuni e privato sociale,visto che al momento viene esclusa la possibilità che a promuovere e a prendersi carico delle opportune attività di recupero siano, dopo la chiusura dell’anno scolastico, gli stessi istituti scolastici. Iniziative capaci di riallacciare i fili con gli studenti e con le famiglie che hanno interrotto o indebolito il contatto con le scuole ( a partire dai “ricongiunti” che, per disorientamento e assenza di strumenti linguistici, hanno perso quest’anno ogni opportunità formativa ), di integrare le attività motorie, di gioco e di socializzazione con interventi di recupero linguistico e di altri apprendimenti, di contrastare i rischi di disinformazione, disorientamento, demotivazione, interruzione dei percorsi scolastici.

Proposte per i mesi estivi e per la fase di accoglienza prima dell’inizio della scuola

– realizzare attività  di apprendimento linguistico attraverso modalità ludiche, sportive, espressive…. in piccoli gruppi per età e livello
– rilevare  le competenze linguistiche e le eventuali criticità e “regressioni” attraverso strumenti e griglie di osservazione dell’interlingua,  al fine di programmare interventi linguistici efficaci e individualizzati
– utilizzare gli strumenti di comunicazione e di apprendimento sperimentati per conservare i contatti con gli studenti adulti, informarli sulle modalità di riapertura delle scuole a settembre, promuovere con le associazioni occasioni di incontro, scambio, orientamento

3. Laboratori di italiano L2 a scuola e nel tempo extrascolastico

E’ comunque indispensabile – in previsione di una riapertura a settembre ancora contrassegnata, almeno parzialmente e in alternanza con la didattica in aula, dal proseguimento di una didattica a distanza in “modalità obbligatoria”, cioè sostitutiva di quella in presenza – che in entrambe vengano fortemente rafforzate le attività di apprendimento dell’italiano L2, essenziali per tutti gli studenti che non hanno l’italiano come lingua materna, anche per quelli che sono nati in Italia ma in famiglie non italofone. All’ordine del giorno c’è quindi l’attivazione o riattivazione di laboratori in presenza di italiano in tutte le scuole in cui c’è un numero consistente di studenti stranieri,e modulati secondo la diversità delle esigenze e dei bisogni, indirizzati quindi anche alla piena padronanza dell’italiano per lo studio e per l’apprendimento delle diverse discipline. Una centralità, quella dei laboratori di italiano –lingua due che diventerà il prossimo anno scolastico ancora più importante se, come ormai appare probabile, la rimodulazione dell’attività scolastica dovuta alla necessità di “distanziamento fisico”degli alunni comporterà anche la riduzione, speriamo solo provvisoria, del tempo educativo quindi una contrazione secca delle opportunità delle interazioni comunicative tra pari e del tempo di esposizione all’italiano.

Proposte per laboratori di Italiano L2  diffusi e continuativi

– organizzare nelle scuole che hanno una presenza di alunni stranieri, arrivati da poco in Italia o comunque di famiglia non italofona, laboratori di italiano L2, in tempo scolastico ed extrascolastico:

1. per la comunicazione
2. per lo studio

– potenziare il numero di insegnanti di italiano L2 nelle scuole e coinvolgere insegnanti specialisti esterni collaborando con associazioni e terzo settore

4. L’attenzione ai bambini 0-6 anni: la narrazione al centro

I bambini, soprattutto nella scuola dell’infanzia e nei primi anni della primaria,  apprendono la lingua  “immersi” nelle relazioni,  grazie alle parole, ai gesti, alle azioni, agli sguardi, al gioco, alle risate e alle esperienze. Hanno bisogno di contatto, scambio, abitudini rassicuranti; hanno bisogno di “fare”, grazie alla nuova lingua, provando e riprovando. Certo, le videochiamate, l’ascolto di storie registrate, la visione di  video possono fornire input linguistici. Ma sono situazioni passive e distanti che non sollecitano la presa di parola, la comunicazione autentica nelle due direzioni. Alcuni bambini anzi sono apparsi disorientati e impacciati da questa sovrapposizione tra gli spazi e le lingue: la lingua della scuola irrompe dentro la loro casa che per molti era fino a quel momento  il luogo del codice materno. E questa irruzione talvolta ha messo a nudo e resi evidenti, agli occhi dei figli,  gli impacci dei genitori, la loro difficoltà a seguire  le richieste della scuola, con il rischio della perdita di prestigio e di ruolo.  Il rischio è dunque che i bambini di 5 anni di famiglia immigrata arrivino alla scuola primaria privi del lessico, le strutture, le competenze linguistiche che sono la base dell’apprendimento della lingua scritta. In particolare, la capacità di raccontare (un fatto, una storia, un piccolo episodio…) sono considerati i precursori della capacità di scrittura. 

Proposte per lo sviluppo della competenza narrativa 

– diffondere nelle scuole e nei servizi educativi pratiche di narrazione fra i bambini  di famiglie non italofone per colmare il “vuoto narrativo” di questi mesi
– coinvolgere  le biblioteche di zona in progetti di lettura, ascolto, animazione, ri-racconto di storie, rivolti ai bambini 0-6 anni  

Anche in relazione a questa finalità una grande risorsa può rivelarsi il Service-Learning

5. L’attenzione agli adolescenti e il rischio della dispersione

Numerose scuole secondarie di primo grado hanno dichiarato che gli studenti  che non sono stati  raggiunti con regolarità dall’insegnamento a distanza sono in numero preoccupante. La didattica a distanza richiede – oltre alle condizioni strutturali di base – una motivazione robusta e la capacità di lavorare in autonomia. Per una parte degli adolescenti figli di immigrati e dei minori stranieri non accompagnati, il rischio della perdita di motivazione e della dispersione è spesso in agguato.  A scuola e nel tempo extrascolastico vi fanno argine i docenti, gli educatori, i tutor: tutte figure di accompagnamento e di prossimità che ora sono assenti, quantomeno fisicamente.  E anche per i ragazzi con background migratorio, come per i bambini più piccoli, il tempo senza scuola rischia di essere, come dice lo scrittore Daniel Pennac “un anno andato in malora”.  Inoltre,  traguardi importanti e passaggi cruciali, quali l’esame di terza  media, l’orientamento e la scelta definitiva della formazione secondaria sono avvenuti spesso  nella solitudine e nell’incertezza, con il rischio di scelte formative superiori non adeguate.          

Per i minori stranieri non accompagnati (MSNA) vi sono gli stessi rischi di dispersione, amplificati dalla situazione di provvisorietà e di interruzione dei progetti in corso.  

Proposte di accompagnamento e tutoraggio  per gli adolescenti stranieri 

– realizzare progetti di aiuto allo studio e accompagnamento in collaborazione con associazioni e terzo settore
– utilizzare i mediatori linguistico-culturali per contatti, ri-motivazione e ricerca di soluzione a fragilità eventuali nel caso di minori “assenti”  
– prevedere la presenza  di tutor  da affiancare ai ragazzi non italofoni (vedi progetto Bussole e Almeno una stella). Anche per l’accompagnamento il Service-Learning rappresenta una risorsa. Possono essere impegnati studenti delle istituzioni scolastiche e studenti universitari, specie in relazione ad alcuni corsi di studio (formazione primaria, scienze dell’educazione, operatori nei servizi sociali, psicologia, scienze della comunicazione …)

6. Una didattica a distanza inclusiva

Quanto alla didattica a distanza, è evidentemente necessario  un impegno straordinario  per elaborare–come richiesto da più parti–apposite Linee guida nazionali in grado di evitare che nel“nuovo” si travasino solo modelli didattici vecchi o che addirittura si rafforzino le caratteristiche solo trasmissive e le connotazioni disciplinariste dell’insegnamento più tradizionale.  Ma anche per sventare il rischio di una didattica troppo standardizzata, incapace di tener conto dei bisogni formativi individuali, poco o niente interattiva. Una sfida decisiva nel caso degli studenti con disabilità, ma importante anche per quelli con background migratorio. Con qualche differenza di cui occorre tener conto, cioè che mentre per i primi c’è una notevole disponibilità di strumentazioni tecnologiche e didattiche molto evolute che si tratta di aggiungere ed integrare nell’insegnamento a distanza per tutti, per i secondi c’è invece una certa scarsità, anche nell’editoria più impegnata nel campo,di strumenti consolidati di semplificazione dei testi e di insegnamento dell’italiano come lingua seconda utilizzabili nelle attività di DAD. Nel primo caso, inoltre, c’è una risorsa professionale dedicata, cioè gli insegnanti di sostegno, che si può valorizzare e mobilitare, mentre nel secondo sono largamente informali e non specificamente dedicate le competenze professionali pure esistenti ( gli specialisti in italiano-lingua 2 – classe A-23 – sono notoriamente ancora molto pochi e destinati, al momento, soltanto all’insegnamento nei CPIA ). La risorsa decisiva viene allora soprattutto dall’esperienza delle scuole che in questi anni hanno lavorato meglio all’integrazione scolastica dei ragazzi stranieri, alla valorizzazione del bilinguismo e del plurilinguismo, allo sviluppo delle interazioni interlinguistiche e interculturali. A ciò deve aggiungersi una particolare attenzione per gli studenti dei CPIA – sempre più numerosi negli ultimi anni – che sono analfabeti o semianalfabeti in lingua madre e che hanno bisogno di percorsi lunghi e strutturati di apprendimento linguistico, sorretti da metodologie didattiche e competenze professionali specifiche.

Proposte per una DAD efficace e “facilitata”

– elaborare linee guida o criteri di attenzione per la didattica a distanza che tengano conto anche di apprendenti non o poco italofoni
– proporre attività didattiche sui contenuti del curricolo comune facilitate dal punto di vista linguistico

7. Migliorare le capacità di supporto familiare alla DAD

Un capitolo importante è anche quello relativo al ruolo delle famiglie nella didattica a distanza, fortemente ostacolato da carenze linguistiche e spesso anche da una troppo limitata familiarità con le tecnologie informatiche. Sarebbero necessarie, anche qui, delle iniziative di supporto formativo organizzate da una pluralità di attori, inclusi i CPIA, in particolare nei casi di minori soli o di giovani adulti che vivono in comunità di accoglienza formali e non formali.

Proposte per coinvolgere le famiglie immigrate e gli operatori sociali

– coinvolgere in maniera attiva e dare supporto alle madri immigrate attraverso contatti con gli insegnanti e la ricerca di soluzioni per eventuali criticità e rischi di dispersione;
– utilizzare  le mediatrici linguistico-culturali per informare, aggiornare, sollecitare la presenza, orientare, sostenere nelle scelte….
– costruire rapporti solidi e funzionali tra scuole e servizi socio-educativi, associazioni de volontariato e del terzo settore

La Nota, a cura di Graziella Favaro e con la collaborazione di Fiorella Farinelli e Italo Fiorin,  è stata rivista e condivisa dai coordinatori dei gruppi di lavoro  dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e l’intercultura