
Insegnamento usurante solo per infanzia e primaria?

da Anna Maria De Luca
Che l’insegnamento sia uno dei lavori più a rischio burnout è ormai più che consolidato nella letteratura medica. La polemica stavolta è scoppiata in seguito alla decisione del Governo, su richiesta della Commissione lavori gravosi, di includere l’insegnamento tra le occupazioni usuranti, requisito indispensabile per poter accedere all’Ape Sociale e quindi lasciare il servizio a 63 anni di età in presenza di almeno 36 anni di contributi. Nell’articolo 22 approvato nella bozza della legge di Bilancio 2022 (Disposizioni integrative del trattamento di pensione anticipata) non sono però stati inseriti i docenti della secondaria di primo e secondo grado: rientrano solo gli insegnanti della materna e della primaria.
Il lavoro di docente può essere considerato usurante solo fino al quinto anno della scuola di primo grado? Lo abbiamo chiesto al prof. Roberto Boccalon, psichiatra e presidente dell’IAPPs, International ssociation for Art and Psychology e direttore dell’ Istituto Psicoterapia Espressiva dell’università di Bologna: “Lo stress lavoro correlato è da lungo tempo oggetto di studio della psicologia del lavoro. Nell’ambito delle helping professions si rileva l’alta incidenza di una specifica manifestazione di disagio psicologico, denominata burnout, dovuta alla tensione emotiva indotta dal contatto e dall’impegno, continuativo ed intenso con le persone, i loro problemi e bisogni. Da alcuni anni esiste una legislazione che prescrive interventi specifici volti alla prevenzione, al contenimento e al risarcimento del danno. Il “ciclo produttivo scolastico” comporta un elevato rischio di burnout, in quanto l’azione educativa, nonostante gli sviluppi della tecnologia, poggia principalmente sulla persona del docente. La prima infanzia è sicuramente un target impegnativo sul piano emozionale, ma lo solo anche la predolescenza e l’adolescenza. I docenti della scuola materna e primaria si devono misurare più intensamente con codici espressivi non verbali, ciò è fattore di stress, ma può risultare anche fattore vitalizzante e motivante. Riconoscere come usurante solo il lavoro nella scuola materna e primaria è una scelta non suffragata da inequivocabili evidenze scientifiche”.
Nella lista allargata delle professioni gravose che si trova nella bozza della manovra di bilancio sono state inseriti, insieme ai docenti di infanzia e primaria, magazzinieri, estetisti, portantini, personale addetto alla consegna delle merci, lavoratori delle pulizie, conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento. Queste sono dunque le nuove categorie che rientreranno nell’Ape sociale per i lavori gravosi. Presa di posizione netta dall’Anief che “esorta senatori e deputati ad includere tra le professioni meritevoli dell’anticipo pensionistico a 63 anni, con la manovra di fine 2021, anche i docenti della secondaria dove il numero di alunni arriva anche a 30 e più alunni, mediamente più del primo ciclo, e le difficoltà non sono da meno degli altri gradi scolastici”.
Conclude il professore Boccalon: “ Le cosiddette classi pollaio che caratterizzano purtroppo lo scenario dell’attività scolastica in tutti i suoi cicli sono un oggettivo ostacolo al raggiungimento degli obiettivi educativi ed un univoco e trasversale fattore di disagio per allievi e docenti. Il loro superamento potrebbe concorrere ad una riduzione dell’incidenza dei fenomeni di burnout. La divisione operata all’interno del personale docente e l’accostamento di una parte di esso a figure e mansioni del tutto disomogenee rispetto alle helping professions, sembra confermare una scarsa attenzione alla specificità dello stress correlato al “mestiere di insegnare” .
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